Rapina in pieno centro a colpi di mazza

Rimini

RIMINI. Ha sorpreso i rapinatori nella sua oreficeria e ha istintivamente cercato di intrappolarli, chiudendoli dentro e aggrappandosi con ogni forza alla maniglia d’ingresso: i banditi, però, hanno sfondato a colpi di mazza la porta blindata. Solo allora il titolare, ferito al volto dai frammenti di vetro e con la canna della pistola che spuntava dal “buco”, si è fatto da parte.

La rapina è stata messa a segno ieri in pieno giorno, alle 16.30, nel centro di Rimini. A essere preso di mira è stato ancora una volta (per i precedenti vedi articolo a fianco ndr) il negozio Luxury Watches di via Garibaldi, a due passi da piazza Tre Martiri.

Poco dopo l’apertura pomeridiana, il titolare ha invitato una delle commesse al bar per un caffè. L’altra è rimasta all’interno. Al ritorno, dopo qualche minuto, si è accorto che c’era qualcosa che non andava. Qualcuno, infatti, aveva messo una bottiglia di plastica all’ingresso, per evitare che la porta del negozio potesse richiudersi alle sue spalle. Ha compreso subito che c’era un tentativo di rapina in corso e dopo aver chiesto soccorso al telefono, ha cercato di impedire la fuga dei malviventi, chiudendoli dentro. «Aiutatemi, chiamate qualcuno», ha inutilmente gridato più volte nel disperato tentativo di bloccare i rapinatori. I banditi non volevano fare la fine dei topi e, da dentro, hanno spaccato a colpi di mazza il vetro. «Ho avuto l’impressione che si trattasse addirittura di spari», spiega la titolare del prospiciente negozio di scarpe. In strada c’è stato il fuggi fuggi. C’erano anche dei bambini. Alcuni passanti hanno assistito terrorizzati alla scena. «Ho spento le luci e mi sono chiusa dentro», racconta la commessa di una vicina gioielleria. «Quando il vetro ha ceduto - ha raccontato ai carabinieri il titolare Luxury watches - i frammenti mi hanno ferito alla testa: dal buco è spuntata una pistola».

I rapinatori si sono così aperti il varco e, una volta fuori, sono scomparsi, inquadrati dalle telecamere della banca, nel vicolo San Bernardino: hanno fatto perdere le loro tracce. «Li ho visti scappare: mi hanno sfiorato - racconta una signora - per poco cado dalla bicicletta, uno impugnava la pistola, mi ha guardato e se l’è messa dietro, sotto la cintura. Uno aveva una maglietta arancione: avevano con loro una scatola». Nella fuga un malvivente ha perso il cappellino. Poco prima erano entrati in quattro, alla spicciolata, utilizzando lo stratagemma della bottiglietta per rendere più facile la fuga. Le immagini dell’impianto di sorveglianza sono chiare: indossavano berretti con visiera e occhiali da sole, due impugnavano delle pistole. «Sui 25 anni, parlavano con un accento dell’Est», racconta la commessa, ancora sotto choc. Hanno spaccato la vetrina con gli orologi di maggior pregio: ne hanno presi quattro di grande valore, e altri dieci, per un valore complessivo di 90mila euro, anche se la stima esatta il proprietario la fornirà solo oggi. «Perché sono stato ancora preso di mira? Non me lo spiego», ha detto l’uomo ai carabinieri. I frammenti di vetro lo hanno investito al volto: ha perso del sangue, ma niente di grave. La sfrontatezza dei banditi, per il luogo, l’orario e la prepotenza con la quale si sono fatti largo, fa più male dei graffi.

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