Molesta nipote 13enne, zio in manette

Rimini

RIMINI. Confidandosi con i genitori, di ritorno a casa dopo una giornata al lavoro, si è liberata di un peso troppo grande per i suoi tredici anni. Ha raccontato, in lacrime, gli abusi subiti nel pomeriggio dallo zio materno, che era solito trascorrere un po’ di tempo nella casa della sorella, giusto per dare un’occhiata se tutto era a posto e se la ragazzina e il fratellino avevano bisogno di qualcosa.

In realtà, se l’indagine appena avviata dovesse confermare i sospetti, l’uomo, un quarantenne cittadino albanese (viene omesso ogni dettaglio capace di identificare anche indirettamente la minorenne parte offesa) - finito in manette ad opera dei carabinieri di Riccione e Misano Adriatico in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip Sonia Pasini su richiesta del pm Paolo Gengarelli - aveva delle intenzioni tutt’altro che innocenti nei confronti della nipote appena adolescente. Coinvolgerla in strani “giochi”, lontano dagli occhi del resto della famiglia (l’uomo è a sua volta sposato con prole).

Attenzioni morbose che lei, la piccola, aveva già subito in silenzio - per pudore, imbarazzo e timore di fraintendimenti - quando le si accostava maliziosamente con la scusa di giocare con lei con le applicazioni dell’I-pad, anche in presenza di altre persone.

Interpretando il silenzio come un incoraggiamento ai suoi istinti malati, lo zio si è presentato a casa una settimana fa, approfittando dell’assenza dei genitori della minore. Ha scherzato per un po’ con il nipotino più piccolo, poi, dopo averlo piazzato sul divano davanti a un cartone animato ha raggiunto la nipote nella cameretta e ha cercato di baciarla come si farebbe con una fidanzata. Poco dopo l’ha seguita in bagno e l’ha molestata sessualmente, in maniera pesante.

Davanti al turbamento della ragazzina si sarebbe comportato in maniera subdola, cercando di far leva sull’immotivato senso di colpa della vittima dei suoi soprusi. «Non raccontare niente a nessuno di quello che è successo o finiamo nei guai tutti e due: questo rimarrà il nostro piccolo segreto».

Intelligentemente la tredicenne ha raccontato tutto a mamma e papà. E proprio quelle frasi dello zio, riportate alla lettera, hanno convinto i genitori prima e gli investigatori poi della sincerità del suo racconto. Ripetuto in caserma, alla presenza di una psicologa. Secondo l’accusa la minore è credibile: l’esperta ha escluso che possa essere stata imbeccata da qualcuno.

L’uomo, accusato di violenza sessuale aggravata (difeso d’ufficio dall’avvocato Martina Montanari), al momento dell’arresto ha negato tutto.

«Non capisco - ha detto ai carabinieri - deve trattarsi di un grosso equivoco». Incensurato, ha un lavoro regolare nell’ambito di un’attività nella quale è a contatto con il pubblico. Nessuno dei suoi conoscenti, fino a oggi, lo aveva mai sospettato di tendenze pedofile. Stamane, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, comparirà davanti al giudice Pasini e potrà fornire la propria versione dei fatti.

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