Parto ai giardini pubblici, neonata salvata da un carabiniere

Rimini

RIMINI. Partorisce al parco nel cuore della notte. La neonata salvata da un carabiniere del Radiomobile: «Ha fatto un lavoro da vero specialista liberando le vie aeree, proprio come avrebbe fatto un’ostetrica». Ora è caccia a chi ha assistito la puerpera. Alla bambina, infatti, è stato subito tagliato il cordone ombelicale.

Quartiere Celle, ore 4,15 della notte tra domenica e lunedì. Le finestre dei condomini sono aperte per catturare un po’ di fresco, ma in casa entrano solo i lamenti di una donna. Urla sempre più forti che spingono molti inquilini a prendere in mano il cellulare e chiamare il 112. Tutti, indistintamente, parlano di una donna vittima di una brutale aggressione, forse stuprata. Già alla seconda telefonata, l’operatore, capito che non è uno scherzo o la bravata di qualcuno, allerta due degli equipaggi in pattuglia per la città: una gazzella del Radiomobile e un equipaggio della stazione di Viserba. Un pugno di minuti e le due vetture con i colori d’istituto, sirene spiegate, imboccano via del Biancospino e raggiungono il parco Bologna dove le sta attendendo un ragazzo che, incurante di quanto avrebbe potuto trovare, non ce l’ha fatta a restare a letto e si è catapultato in strada.

Sala parto San Lorenzo. Tutto si aspettavano di trovare gli appuntati scelti Paolo Mazza e Ernesto Di Zazzo e il 43enne che per primo aveva chiamato i carabinieri ma non una sala parto a cielo aperto. Su una panchina non c’era una donna aggredita ma una puerpera in stato confusionale in un lago di sangue. Ai suoi piedi un piccolo corpicino che non emetteva gemiti. Di Zazzo si è subito accorto dell’ostruzione delle vie respiratorie della piccina e senza perdere un istante le ha liberato naso e gola «con tecnica da vero specialista», come hanno sottolineato le professioniste del reparto di Pediatria. A questo punto non è servita neppure la “sculacciata” di vecchia memoria: la bimba, che pesa 3 chili, ha iniziato a piangere. In via del Biancospino nel frattempo sono arrivate anche ambulanza e auto col medico del 118. Mamma e fagottina sono state così trasportate all’Infermi dove tutt’ora sono ricoverate. Ospedale che presumibilmente sarà la casa della piccina per un po’ di tempo. La donna, una 35enne brasiliana con nazionalità italiana residente a Bologna ma di fatto senza fissa dimora - con alle spalle disavventure con la giustizia per la droga -, con l’ultima arrivata è al sesto figlio (cinque parti con due gemelli). Nessuno risulta essere stato riconosciuto e probabilmente analoga sorte spetterà all’ultima arrivata la notte di San Lorenzo. La mamma ha 10 giorni per decidere cosa fare. Se si libererà della piccina saranno i due appuntati a registrarla in Comune. Hanno già scelto il nome: Lorenza. Intanto nelle prossime ore sarà chiamata a rispondere alle domande dei carabinieri che vogliono capire se la mamma ha partorito da sola o con l’aiuto di qualcuno. I militari ricordano come la legge italiana consenta a qualsiasi donna di partorire in assoluta sicurezza in ospedale cui affidare il neonato nel caso non lo si voglia riconoscere.

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