Mannina strangolato dal baby killer

Rimini

RIMINI. «Dritan tirava un lato del filo elettrico e R. tirava l’altro». Anche questa volta sono le dichiarazioni di Monica Sanchi, la dama nera della follia omicida di Dritan Demiraj, a fornire l’ennesimo tassello (e chissà se sarà l’ultimo, il definitivo) del puzzle sulle morti di Silvio Mannina e Lidia Nusdorfi. R., stando alle dichiarazioni dell’ultima fiamma del duplice omicida, non sarebbe quindi il semplice testimone della mattanza di Mozzate, ma in prima persona avrebbe partecipato all’esecuzione di Silvio Mannina nell’appartamento del pasticcere in via Dell’Abete. Nella camera da letto dove, a questo punto, l’ultimo fidanzato di Lidia Nusdorfi, sarebbe stato in balia di ben quattro aguzzini: Monica che lo teneva sdraiato standole seduto sopra, lo zio che gli teneva fermi i piedi, Dritan e R. che lo strangolavano con il filo elettrico. Un ruolo che forse avrebbe dovuto avere il fratello del 17enne, fornitore ufficiale della droga che Dritan spacciava, impossibilitato però ad essere in Romagna perchè agli arresti domiciliari. R., sarebbe dovuto finire in una stanza con grate del centro di prima accoglienza di Bologna (ex carcere minorile del Pratello) lo scorso 26 giugno, lo stesso giorno in cui i ferri delle manette hanno cinto i polsi di Sadik Dine, lo zio di Dritan. I carabinieri, però, non lo avevano trovato: capito che ormai per lui le ore di libertà erano contate ha riempito una valigia di abiti e in fretta e furia ha raggiunto la Francia dove è stato catturato una manciata di giorni fa. Così hanno riferito i suoi famigliari all’avvocato Massimiliano Orrù cui hanno chiesto di prendere anche la sua difesa. Il legale si è riservato una risposta nelle prossime ore. Omicidio volontario, rapina, violenza privata, occultamento di cadavere questi i reati, in concorso con Dritan, Sadik e Monica Sanchi che vengono contestati al 17enne e tutti riconducibili all’atroce esecuzione di Silvio Mannina. Al momento la procura della Repubblica del tribunale dei minori di Bologna non gli muove accuse per la serata seguente, quella dell’agguato a Monica Sanchi nel tunnel della stazione di Mozzate dove il 17enne avrebbe svolto “solo” il ruolo di palo.

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