Rimini Calcio, minacce agli ex soci

Rimini

RIMINI. “Pagate ora o pagherete poi”. Non lascia spazio a troppe interpretazioni la scritta minatoria comparsa ieri mattina su due abitazioni e sull’attività commerciale di tre ex soci della Rimini calcio. Il messaggio è eloquente anche perché di fianco è disegnata una bandiera biancorossa della squadra.

Le persone prese di mira si sono già fatte un’idea sui possibili responsabili e sulle motivazioni della minaccia impressa a caratteri cubitali con una bomboletta spray. «Un sospetto ce l’abbiamo», hanno confermato, senza spingersi oltre.

Un possibile “movente”, sarebbe l’accusa mossa appunto agli ex soci di non aver voluto salvare la società calcistica, facendola “volutamente” fallire. Gli autori delle scritte potrebbero già avere le ore contate anche perché il colorificio imbrattato, Colore della riviera in via Draghi (di un ex socio), ha le telecamere di sorveglianza che hanno ripreso l’atto vandalico. Le immagini sono al vaglio della Digos, dopo i primi rilievi effettuati dai carabinieri.

La notizia è subito rimbalzata sui siti sportivi riminesi. In prima pagina, Barsport riporta: «La firma è quella di ignoti, ma la mano è indubbiamente di qualche tifoso deluso. Ma cosa è successo? Questa notte, dopo le note prese di posizioni e di disputa sui debiti della Rimini calcio su come andrebbero risanate e ripartite tra il Gruppo De Meis e i vecchi soci che non ha trovato ancora soluzioni portando a prospettive di fallimento, si è passati alle intimidazioni».

Per capire le motivazioni che possono aver spinto qualcuno a minacciare esplicitamente gli ex soci, bisogna fare un piccolo passo indietro e ricostruire i vari passaggi della Rimini calcio. Nel 2010 la società è stata acquisita dalla famiglia Amati (con Biagio presidente) ed è diventata Ac Rimini 1912. C’erano tanti soci, chi con quote maggioritarie, chi con quote di minoranza. La compagine societaria, così come era nata, ha proseguito la sua avventura, tra alti e bassi, fino ai primi giorni del 2014. A quel punto è subentrato l’attuale presidente, Fabrizio De Meis, in rappresentanza del Gruppo Cocoricò. Assieme a De Meis, in realtà, è rimasto solo un altro socio, Conti, che ha contribuito al pagamento degli stipendi. Gli altri, la famiglia Amati, Franchini, Giani, sono diventati “vecchi soci”, hanno le firme alla Banca di Rimini e quindi una posizione debitoria.

De Meis li ha incontrati un mese fa: aveva raggiunto un accordo perché loro si facessero carico di circa 600mila euro, poi si sono tirati improvvisamente indietro. Allora De Meis ha minacciato di portare i libri in tribunale facendo fallire la società e i vecchi soci hanno fatto un passo avanti, cercando di coprire quasi tutti i debiti anche se mancano ancora circa 200mila euro della quota di Amati.

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