Trc, "assalto" al cantiere

Rimini

 

RICCIONE. Neanche il tempo di ripartire e il cantiere del Metrò di costa si blocca per altri due giorni per motivi di ordine pubblico. Le motoseghe sono entrate in funzione ieri per tagliare i pini di via Portovenere dopo la settimana di proroga concessa da Agenzia mobilità in seguito all’elezione del sindaco Renata Tosi, che della battaglia “no al trc” ha fatto la bandiera elettorale. Al rumore delle lame dentate è partito il tam tam sui social network da parte dei contrari all’opera che in alcune decine si sono riversati sul cantiere per cercare di bloccarlo, capeggiati dal primo cittadino. Sul posto sono intervenuti polizia municipale, carabinieri e corpo forestale. Le forze dell’ordine hanno identificato i presenti che si sono introdotti nell’area del cantiere, Renata Tosi e don Giorgio dell’Ospedale compresi, nei confronti dei quali ci potrebbero essere azioni.

Il sindaco poi si è catapultato in Procura. «Ho incontrato il procuratore per chiedere che fine ha fatto l’esposto presentato dal comitato No Trc, ha detto che darà un’accelerata sulla questione». Successivamente tappa in Agenzia mobilità, dove ha incontrato il direttore Ermete Dalprato. «Ha dato la disponibilità a sospendere per due giorni per motivi di ordine pubblico».

Nel frattempo il primo cittadino ha lavorato nel pomeriggio per emettere due atti per intervenire sull’opera. «Sono documenti che posso emanare nella facoltà di sindaco, anche senza la presenza della giunta». L’intento sarebbe di cercare di fermare il cantiere per rivedere il tracciato del Trc nel tratto riccionese.

L’avvio dei lavori, «è un atto di rancorosa vendetta, una ritorsione che vuole colpire la città che ha detto basta alla prevaricazione di un partito padrone - prosegue il sindaco -, dare l’avvio all’abbattimento dei pini è un gesto che dimostra la paura che cova nell’animo di chi ha sempre pensato di poter governare a dispetto della volontà dei cittadini. Avevamo informato Am che avremmo rivisto gli accordi sottoscritti dalle precedenti amministrazioni, per trovare una soluzione più sostenibile per la città, che ci liberasse dalla parte invasiva dell’opera, ricercando insieme una soluzione più condivisa che salvaguardasse l’integrità del nostro territorio e i nostri conti. Ma è bastato che chiedessi ad Am di sottoporre a certificazione indipendente il piano economico-finanziario dell’opera perché si liberasse il terrore. La paura di confrontarsi con la nostra determinatezza ha preso il sopravvento sulla possibilità di un auspicabile dialogo».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui