Vince al Tar concorso da rifare

Rimini

RIMINI. Alla fine ce l’ha fatta. Sembrava un’impresa titanica ma è riuscita a ribaltare il concorso, mettere il ministero dell’Istruzione alle corde, battere l’avvocatura distrettuale di Bologna, l’Ufficio scolastico regionale e la Commissione esaminatrice. Un colpo duro e inaspettato quello che un’insegnante 34enne è riuscita ad assestare facendo saltare la graduatoria ormai già stilata con oltre 400 partecipanti, tra cui decine di riminesi, in cerca di una cattedra alle scuole superiori e medie. Tutto da rifare secondo la sentenza del Tar e tutto per un errore di “burocratico”: l’omessa valutazione del diploma da violino, conseguito dalla donna all’Istituto musicale Lettimi, che le avrebbe garantito due punti in più.

Due punti che avrebbero fatto quindi salire in graduatoria la 34enne, che però si è vista mancare nel punteggio proprio la valutazione del diploma accademico di secondo livello di violino.

Il motivo? Al limite del surreale. «Il titolo non sarebbe valutabile in quanto non inserito nell’apposito spazio riservato alla “dichiarazione titoli valutabili”, ma soltanto nello spazio riservato alle note». La spiegazione data dall’avvocatura distrettuale di Bologna, che difendeva il ministero dell’Istruzione, non ha però convinto il Tribunale amministrativo che ha dato ragione alla giovane professoressa.

E lo ha fatto nonostante le graduatorie in questione, stilate a livello emiliano romagnolo, fossero state già stilate da diversi mesi al termine del concorso che prevedeva sia una prova orale sia una scritta. Concorso destinato e mettere in fila, secondo i punteggi finali, i vari insegnanti destinati un domani all’insegnamento di italiano, storia, geografa ed educazione civica alle scuole medie, e di materie letterarie alle scuole superiori.

Un vero e proprio maxi esame da superare a cui avevano partecipato oltre 400 persone, tra cui una settantina di riminesi, che a questo punto si trovano di nuovo punto e capo. Anche se alcuni di loro, ma il condizionale è ancora d’obbligo, potrebbero non darsi per vinti e tornare in tribunale per rendere di nuovo validi gli atti contestati. Intanto però di certo c’è che il Tribunale amministrativo regionale si è pronunciato sul ricorso della professoressa e lo ha accolto annullando «la scheda di valutazione della Commissione giudicatrice e le graduatorie finali di merito relative i provvedimenti impugnati». Inoltre ha condannato il ministero al pagamento delle spese di causa in favore della ricorrente per un ammontare di 3mila euro.

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