Le perforazioni "epidemia" di carette e delfini

Rimini

 

RIMINI. Sostanze chimiche usate per oliare e raffreddare le trivelle che hanno sondato il fondo croato dell’Adriatico alla ricerca di gas e petrolio. Trivelle che nel loro vorticoso girare emettono suoni quasi due volte superiori a quelli di un jet Tornado in volo alla massima velocità. Potrebbero essere queste le cause scientifiche per spiegare la moria di tartarughe caretta caretta (240 in due mesi) e di delfini registrata nell’alto Adriatico. Lo ha sottolineato Sauro Pari direttore della Fondazione Cetacea di Riccione intervenendo «a titolo personale» specifica, alla conferenza stampa indetta dall’onorevole Andrea Zanoni, eurodeputato Pd per denunciare il rischio «molto concreto» di veder spuntare da qui al 2019, diciannove piattaforme per l’estrazione di petrolio, idrocarburi e gas. «Alcuni dei 14 delfini trovati senza vita spiaggiati tra il 6 e 9 ottobre scorsi - sottolinea Pari - sono stati trovati con i “timpani” sfondati», vero e proprio tallone d’Achille per i mammiferi d’acqua. Che potrebbero essere stati “bombardati” spiega Zanoni «da cannonate di ultrasuoni da 240/260 decibel sprigionati dalle trivelle della Spectrum la società norvegese incaricata dal governo croato di scoprire cosa c’è sotto il loro tratto Adriatico. Un jet Tornado con le turbine al massimo emette 140 decibel». E potrebbero essere i prodotti usati per lubrificare e raffreddare i “trapani” scandinavi ad aver “ripulito” dalla flora batterica e da tutte le difese immunitarie sei delle 12 tartarughe finite sul lettino delle autopsie degli istituti di zooprofilassi dove sono state sezionate. «Laboratori - conclude Pari - che non ci hano fornito le risposte desiderate perchè il loro lavoro si limita, giustamente, a cercare negli animali morti eventuali pericoli per l’uomo. Ma siccome la tutela dell’ecosistema dell’Adriatico è fondamentale, è stato deciso che nell’eventualità si riproponesse una situazione analoga sarà attivata una task force degli istituti di zooprofilassi per identificarne le cause di questa strage.

E’ stato Andrea Zanoni, con le sue tre interrogazioni a Strasburgo, a sollevare il caso di cui nessun europarlamentare si era accorto. «Dopo le mie sollecitazioni il commissario all’Ambiente, lo sloveno Janez Potocnik, ha chiesto al governo croato di dare tutte le informazioni sul progetto per verificare se rispetta le normative Ue».

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