Cagnoni: Aquarena resta dov'è e il Comune si dia una mossa

Rimini

RIMINI. Il sindaco Andrea Gnassi tiri dritto con la variante che nell’area del nuovo Palacongressi prevede la piscina pubblica “Aquarena”. «Non ci sono cementificazioni-monstre in arrivo e, quindi, nessuno strumentalizzi il progetto per «fini politici». Il presidente di Rimini Fiera, Lorenzo Cagnoni, interviene e alza la voce sulla discussa variante comunale per l’area della vecchia Fiera, passata lunedì in commissione ma al centro di tanti dubbi anche in maggioranza.

Dopo i colloqui tra sindaco e maggioranza, ieri i privati del centro Garden hanno rivendicato il proprio progetto di piscina da 50 metri, nei programmi a due passi da “Aquarena”, e lunedì si terrà una nuova commissione in Comune con gli stessi privati e le associazioni sportive. Sulle aree da alienare, e rese più appetibili dalla variante, per finanziare il nuovo Palas, Cagnoni fa capire che nuovi tira e molla non sarebbero graditi. «Da molti mesi lavoriamo in accordo con il Comune di Rimini sia per le aree da alienare sia per definire un insieme di funzioni sulle stesse: per quelle di nostra competenza siamo stati gli attori delle proposte e della loro condivisione. Quanto alla proposta Aquarena, avanzata dall’amministrazione pubblica dopo che è tramontato il progetto dell’auditorium, riteniamo rappresenti un equilibrio indovinato con l’insieme delle altre funzioni dell’area», sostiene Cagnoni confermando di essere a favore della vasca pubblica.

La programmazione dell’assetto urbano in questione il presidente la definisce una «parte importante di riqualificazione del territorio», ovvero «uno degli obiettivi fondamentali verso il quale spingeva l’intera idea che, negli anni 90, stava alla base dell’originario progetto di spostamento degli impianti fieristici con la previsione della permanenza in loco dell’attività congressuale». Quindi, taglia corto Cagnoni, chi «parla oggi di processi di cementificazione dimentica che il volume degli edifici preesistenti raggiungeva livelli incommensurabilmente superiori, per cubature e metri quadrati, rispetto a quelli che risulterebbero edificati sommando l’attuale Palacongressi e le superfici derivanti dalla nuova variante: i numeri dimostrano incontrovertibilmente gli effetti di un dimensionamento nettamente inferiore e di una riqualificazione di alta qualità».

In questo senso il mix delle funzioni, rappresentato ieri dall’auditorium oggi da Aquarena, costituisce un «progetto, dal nostro punto di vista, che è quello dei proprietari dell’area», ovvero «equilibrato, armonico, in grado di conferire valore all’insieme degli interventi e anche capace di assorbire almeno in parte gli effetti di caduta del mercato immobiliare», continua il presidente della Fiera. A questo punto, tira le somme Cagnoni, «non solo confidiamo in una tempestiva ed efficace conclusione del dibattito con l’assunzione dei provvedimenti necessari al perfezionamento degli atti amministrativi, ma crediamo di avere il diritto di chiederlo espressamente».

Va infatti ricordato, conclude, «che gli accordi originari per la commercializzazione di parte di quell’area nascevano nel momento in cui si decise lo spostamento della Fiera, ovvero a conclusione degli anni 90, intraprendendo un percorso assolutamente scontato (valga come riferimento a quello che accade in tutta Italia per questioni di questa stessa natura) per reperire parte delle risorse indispensabili nell’affrontare un programma ambizioso e fondamentale per il territorio come quello del nuovo quartiere fieristico». Ed è «storia così recente che nessuno è autorizzato a stravolgerla pretestuosamente per fini politici», rimarca Cagnoni.

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