Inchiesta su Aeradria travolge i vertici Enac

Rimini

L'inchiesta sul fallimento della società aeroportuale Aeradria travolge Enac. La Guardia di finanza ha perquisito le abitazioni e gli uffici di tutti i componenti del Consiglio di amministrazione dell'Enac e del suo presidente, Vito Riggio, notificando avvisi di garanzia nell'ambito dell'indagine condotta della procura della Repubblica di Rimini sul crac di Aeradria. Riggio, in una nota «anche a nome del Consiglio», esprime in queste ore «sconcerto» e afferma «l'assoluta estraneità alle contestazioni ricevute frutto di un evidente fraintendimento dei compiti del Consiglio di amministrazione e del presidente, organi dell'Enac, ente pubblico non economico e non società per azioni». Il presidente di Enac fa sapere di aver convocato una seduta straordinaria del Consiglio di amministrazione per giovedì pomeriggio con all'ordine del giorno «una dettagliata relazione che verrà presentata dal direttore generale» Alessio Quaranta «in merito ai compiti e alle responsabilità attribuite ai diversi organi dell'Enac in merito alla vigilanza sulle società di gestione aeroportuale». Enac segnala intanto di aver fornito «la propria collaborazione agli organi» inquirenti «facilitando le azioni di estrazione copie degli atti e di sequestro del materiale amministrativo avvenute presso la propria sede».

Intanto, «mentre la magistratura procede restano aperti tutti gli interrogativi sul futuro dei lavoratori», segnala oggi la Cgil a Rimini. Anche alla luce dell'inchiesta della Procura di Forlì, che ieri ha spedito avvisi di fine indagine a 10 funzionari di vari aeroporti tra cui quelli di Forlì e Rimini per la truffa nei servizi di handling, la Filt segnala il caso degli addetti al carico e scarico dei bagagli, otto dipendenti più una trentina soci-lavoratori «per i quali, ancor prima che subentrasse il concordato, avevamo più' volte sollecitato l'amministrazione di Aeradria a controllare che i vincoli che sussistono per le ditte appaltanti venissero rispettati». In relazione al pagamento dei contributi, all'orario e all'organizzazione del lavoro, in particolare, erano emerse irregolarità già segnalate dai sindacati anche alle autorità di controllo. Ma il problema, continua la Filt-Cgil riminese in una nota, è ora anche quello della gestione della cassa integrazione: «L'accordo siglato l'estate scorsa, infatti, è scaduto il 31 marzo. Ciononostante, i dipendenti del servizio carico e scarico continuano a lavorare come se esistessero degli ammortizzatori a copertura del loro lavoro». Per il sindacato serve dunque «una proposta di legge che ridefinisca il settore degli appalti mettendo al riparo i lavoratori da forme di sfruttamento insopportabili». Con riferimento agli sviluppi dell'inchiesta di Forlì, la categoria Cgil ricorda tra l'altro che le documentazioni che i committenti oggi richiedono, come il Durc (documento unico di regolarità contributiva), «sono facilmente eludibili e quindi non forniscono una conoscenza certa del soggetto a cui viene affidato l'appalto».

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