Servizi a terra, altra grana per Masini

Rimini

RIMINI. E’ in dirittura d’arrivo il filone dell’inchiesta forlivese sul fallimento dell’aeroporto Ridolfi che investe anche Rimini: gli investigatori, nell’allargare il fronte dell’inchiesta a presunte irregolarità nella gestione dei servizi di terra e di conseguenza delle certificazioni aeroportuali del “Fellini”, hanno infatti notificato ieri l’avviso di conclusione delle indagini a dieci persone e due soggetti giuridici. Tra loro figurano a vario titolo anche Massimo Masini e Claudio Fiume, rispettivamente ex presidente ed ex direttore generale e account manager di Aeradria, la società che fino al fallimento ha gestito l’aeroporto riminese. I reati ipotizzati sono frode nelle pubbliche forniture, falso materiale, abuso d’ufficio e truffa ai danni dello Stato. Nel mirino della procura di Forlì c’è l’affidamento dei servizi di carico e scarico bagagli e quelli di pulizia a bordo degli aerei, a una serie di imprese facenti capo ad un gruppo del settore, i cui referenti sono di origine calabrese, presente in numerosi aeroporti nazionali, tra i quali anche Bologna e Firenze. All’ex direttore generale di Aeradria, difeso dall’avvocato Giovanna Ollà, si contesta di non aver richiesto i necessari documenti di regolarità contributiva per il pagamento delle fatture per i servizi di assistenza a terra. In particolare non avrebbe posto in essere una qualsiasi iniziativa per impedire la presunta “frode”, sebbene dovesse essergli chiara la grave situazione debitoria della società in questione verso lo Stato e del fatto che si era trasformata in una nuova società priva dei necessari requisiti. Perché continuare quel rapporto, nonostante le inadempienze e le stesse lamentele interne per i disservizi, arrivando a coprire le altrui magagne? E’ una delle domande che probabilmente si sentirà rivolgere, se chiederà di essere interrogato anche l’ex presidente di Aerdaria, Masini, difeso dall’avvocato Cesarina Mitaritonna. Lui deve rispondere soltanto di abuso d’ufficio perché, incaricato di pubblico servizio, avrebbe omesso di richiedere alla società sotto accusa il cosiddetto Durc (Documento unico di regolarità contributiva) sia in sede di rinnovo del contratto sia per il pagamento delle fatture mensili per i servizi di assistenza a terra. Le prestazioni sottodimensionate, al di sotto degli standard e fuori dai contratti, e di disservizi erano state più volte sottolineate e messe nero su bianco, senza conseguenze. La mancata contribuzione dovuta all’Inps da parte dell’impresa affidataria dei servizi di smistamento bagagli, trasporto passeggeri e pulizie dei velivoli ai propri dipendenti ammonterebbe, secondo i calcoli degli investigatori, a circa 12 milioni di euro.

Le irregolarità contestate dagli inquirenti avrebbero potuto indirettamente pregiudicare il mantenimento della licenza di operare voli all’aeroporto ancora prima del fallimento decretato sia a Forlì sia a Rimini. Su Masini, quindi, si abbatte un’altra grana in attesa delle accuse definitive riguardo al suo coinvolgimento nell’inchiesta sul crac Aeradria: anche in questo caso, infatti, gli investigatori (Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Rimini e pm Gemma Gualdi) stanno tirando le fila e lavorano agli avvisi di conclusione dell’indagine.

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