Poletti: Rimini insegna come cambiare

Rimini

RIMINI. Aveva già detto che pensa in emiliano romagnolo e poi traduce in italiano. E ieri pomeriggio alla “Biennale del Disegno” non si è smentito. “Fat lavor” ha commentato il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Un modo schietto per dire di essere molto colpito non solo dalla mostra in sè, ma dalla voglia di fare, cambiare, impegnarsi affinchè possa nascere qualcosa di buono. In poche parole: Rimini ha messo la freccia che indica dove andare.

Ormai lo sanno tutti: fino all’8 giugno Rimini ospita la Biennale del disegno. Una ventina di mostre sparse per la città: da Parmigianino a Kentridge, da Hugo Pratt a Federico Fellini. Ma l’elenco degli autori è molto più ricco. Bene. Ieri pomeriggio per il taglio del nastro - in una Sala dell’Arengo gremita al limite della capienza - è stato invitato il ministro del lavoro Giuliano Poletti.

Dopo un’ora e più di piroette verbali targate Andrea Gnassi (sindaco) e Massimo Pulini (assessore alla cultura), l’esponente di governo regala un po’ di concretezza. «Sapete come diciamo noi a Imola? Fat lavor». Fatto lavoro. Com’è bella la Biennale: insomma. «Questo luogo (l’Arengo) è strepitoso».

Dopo una simile premessa, la “creatura” riminese diventa una sorta di modello da imitare a tutti i livelli. Le parole d’ordine del ministro sono cambiamento, grandi potenzialità, darsi da fare, smettere di avere paura di cambiare. «L’Italia si è fermata perchè cambiare era troppo rischioso».

Rimini nel suo piccolo fa la sua parte. «Ha fatto un’ottima scelta. In questo secolo possiamo rappresentarci con il petrolio e la pietra? No. Rimini deve integrarsi, abbiamo risposto alle aspettative del viaggiatore, ora rispondiamo al viandante che vuole un’emozione. Tutto il Paese deve avere il coraggio di fare questa scelta. Invito a rompere gli schemi: cambiare, sperimentare. Quella di Rimini è una grande scelta, attraverso il segno del disegno, ha messo una freccia che indica dove andare».

Nella sua sintetica introduzione il sindaco Gnassi coglie l’occasione per ricordare che probabilmente nel 2016 il teatro sarà pronto e a quel punto non sarà più possibile parcheggiare le auto fra due gioielli: Galli e Castel Sismondo. «Ci sarà un parco urbano che magari ospiterà la prossima edizione della Biennale».

E le auto? «Le mettiamo un po’ più lontano».

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