Fogheraccia di Rimini fuorilegge, denunciata impresa edile e area sequestrata

Rimini

RIMINI. Partiamo dalla fine. Domenica 24, giorno dell’accensione slittata di sei giorni delle fogheracce di piazzale Boschovich e Viserba, le due centraline Arpae che tengono monitorata la qualità dell’aria, hanno entrambe sforato il tetto massimo di Pm10 fissato il 50mg per metro cubo. Le apparecchiature di rilevamento si sono attestate, in via Flaminia, a 64 milligrammi, mentre quella al parco Marecchia ha toccato quota 69. Un leggerissimo sforamento era stato registrato anche sabato 23.

Falò e multe

La correlazione tra l’accensione delle fogheracce e aumento delle polveri sottili sembrerebbe evidente. È invece certo che ci sono ancora molte persone che non rispettano i vincoli imposti per il falò di San Giuseppe. Lo dimostrano le undici sanzioni amministrative, per un totale di 1.100 euro, che sono state contestate dai carabinieri forestali del comando provinciale di Rimini nella settimana tra il 18 e il 24 marzo. Numeri che corrispondono a più del 50 per cento del totale delle multe contestate dall’inizio dell’anno. Da gennaio, infatti, il numero totale delle sanzioni è di 21.

Reati

Sono state invece quattro le volte in cui i militari guidati dal colonnello Aldo Terzi, dall’inizio del 2019, hanno constatato violazioni che hanno fatto scattare la segnalazione alla procura della Repubblica. Due sono avvenute solo nell’ultima settimana. La prima, la più seria, ha visto l’iscrizione nel registro degli indagati al terzo piano del palazzo di giustizia, del legale rappresentante di una impresa edile. La sera del 18 marzo, i carabinieri sono stati attirati da un falò acceso nonostante le pessime condizioni meteo. I militari non hanno impiegato molto per accorgersi che non si trattava di una fogheraccia come le altre. Tra rami secchi ed arbusti, infatti, stavano diventando brace porte e infissi di legno, residui da demolizione, che non possono essere bruciati perché le vernici con cui sono trattati rilasciano sostanze tossiche. Il reato ipotizzato è quello di combustione illecita. L’area del falò è stata posta sotto sequestro.

Nel secondo caso la notizia di reato, per incendio boschivo colposo, è invece a carico di ignoti. Quando i militari sono arrivati, infatti, chi aveva acceso il fuoco troppo vicino al bosco e non era riuscito a controllarlo, si era già dato alla macchia.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui