«Giulia Sarti non fu truffata, né derubata» Chiesta l’archiviazione per l’ex fidanzato

Rimini

RIMINI. « Tesò, mi hanno chiesto di denunciarti per salvarmi la faccia». La deputata riminese Giulia Sarti, graziata dai vertici del Movimento 5Stelle sulla vicenda dei rimborsi mancati perché considerata in buona fede, non fu derubata, né truffata dall’ex fidanzato e collaboratore.

La denuncia presentata un anno fa, a due settimane dalle elezioni politiche, nei confronti dell’uomo, il trentottenne informatico salernitano di origine romena Bogdan Andrea Tibusche, sufficiente a evitare i guai “interni” al partito si è rivelata inconsistente dal punto di vista penale: la procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione da tutte le accuse. Non c’era niente, in quello che lui faceva, che lei non sapesse o non potesse verificare in ogni momento.

Aveva la chiavetta

Secondo il procuratore capo Elisabetta Melotti e il sostituto Davide Ercolani è stato infatti «dimostrato» che l’amico e convivente (difeso dall’avvocato Mario Scarpa) era «autorizzato» a operare sul conto dell’onorevole Sarti e da lei dotato del dispositivo (“token”) che gli consentiva di autenticarsi nell’effettuare bonifici e e operazioni bancarie a distanza. La donna, inoltre, ha sempre avuto, per quasi quattro anni, la possibilità di controllare i movimenti e di farne a sua volta. Era inoltre a conoscenza del fatto che, certe volte, i versamenti periodici previsti dal regolamento interno del Movimento 5Stelle non sarebbero stati regolari. Lui riferisce, ad esempio, di una conversazione nella quale i due convengono - in una circostanza - di eseguire un bonifico e poi revocarlo così da riprodurre la ricevuta sul sito “www.tirendiconto.it”.

Il consiglio di “Rocco”

I magistrati che hanno approfondito la vicenda (le indagini sono state delegate alla Squadra mobile della questura di Rimini) in un passaggio della richiesta di archiviazione della quale hanno preso visione le parti interessate, sottolineano come in una chat di “Telegram” Giulia Sarti, riferisca a Tibusche la scappatoia che i responsabili della comunicazione, a suo dire, le avrebbero suggerito per “uscire da questa storia”: denunciare l’amico-aiutante. L’esponente politica si rivolge al collaboratore chiamandolo affettuosamente “tesò” e gli racconta, affranta, di un’inchiesta delle “Iene” sulla rimborsopoli grillina. Lui, sorpreso, chiede: «Denunciare me? Te lo hanno chiesto le Iene?». «No, no, me lo ha chiesto Ilaria con Rocco per salvarmi la faccia».

Nell’interrogatorio Tibusche spiega che l’onorevole Sarti era in contatto con i responsabili della comunicazione del movimento e che, a suo avviso, si riferiva a Casalino, o almeno lui aveva interpretato così il messaggio. Convinta di essere ormai fuori dal Movimento, lei gli di dice essersi rifiutata: «Però tesoro è finita: devo restituire quei 23.500 euro». La riminese, che pagherà la somma e sarà invece successivamente “perdonata”, teme a quel punto di subire lo stesso trattamento inflitto ad altri colleghi espulsi e finiti alla gogna ed è pronta a concordare un “mea culpa” pubblico.

Nessuna truffa

Il giorno dopo, però, 14 febbraio 2018, il tono cambia: Ti devo denunciare. Da un esame più attento i conti non le tornano, sospetta che la sua fiducia sia stata tradita: non riconosce come “autorizzati” alcuni tra i 33 bonifici in quattro anni in favore di Bogdan.

Nella querela, datata 15 febbraio 2018, lei non punta il dito sui mancati versamenti di una parte degli stipendi, ma sulle presunte appropriazioni indebite. Per gli investigatori, però (che hanno esaminato e-mail e chat telefoniche), non ci sono elementi per sostenere che l’uomo abbia sottratto dei soldi senza l’approvazione o il permesso, anche soltanto implicito, della deputata: niente sarebbero stato fatto contro la sua volontà.

Tibusche era infatti delegato alla gestione della contabilità personale della deputata. Pagamenti, bollette e rendiconti, ha sostenuto l’indagato, non facevano per lei. Gli lasciava l’incombenza, non voleva saperne più di tanto. «Mi diceva: se hai delle spese, fai tu», ha raccontato Tibusche ai poliziotti. Neppure l’ipotesi di truffa sussiste: secondo la procura l’uomo, beneficiario di donazioni anche prima di raccontarle di essere malato, non aveva bisogno di raggirare la donna facendole credere di avere bisogno di cure mediche costose. Aveva infatti la disponibilità del denaro senza doverle delle spiegazioni.

Consigliere personale

L’accusato ha parlato di «elargizioni», legate anche alla richiesta di restare con lei a Roma in qualità di “aiutante”. I destinatari dei 33 bonifici “contestati”? Lui stesso, il suo padrone di casa nel Salernitano, la sua fidanzata ufficiale (faceva da prestanome a un conto che in realtà era suo e conteneva anche somme a disposizione, sempre stando alla sua versione, della Sarti).

Il contenuto delle mail estrapolate dal computer dell’uomo da un consulente della procura hanno dimostrato, infine, che la deputata aveva piena fiducia in Tibusche: oltre alla gestione dei risparmi gli chiedeva consigli sia di carattere personale, sia sulla vita politica. «Se da un lato può ritenersi assodata - scrivono i pm – una incapacità di gestire le proprie risorse da parte della parte offesa, dall’altro l’evidenza delle operazioni, le comunicazioni degli estratti conto e la facilità del controllo del conto corrente non permette di affermare che i prelievi siano stati consapevolmente eseguiti contro la volontà della denunciante». Il mancato adempimento agli impegni presi con il Movimento 5Stelle non è stato, invece, tema dell’indagine: si tratta infatti, spiegano gli inquirenti, di comportamenti penalmente irrilevanti. Giulia Sarti, 32 anni, presidente della Commissione giustizia della Camera dei deputati, assistita nella vicenda dall’avvocato Fabio Repici, non si è opposta alla richiesta di archiviazione.

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