Falsa offerta di lavoro per segretarie sexy: a Rimini supplemento di indagine

Rimini

RIMINI. «Saresti disposta a lavorare senza reggipetto? Potrei avere una foto del tuo seno? Vale sempre il discorso dell’aumento… In ufficio saremo solo io e lei, se le chiedessi di lavorare a piedi nudi? Puoi fare una foto dei piedi?». Erano alcune richieste che il presunto datore di lavoro rivolgeva alle candidate interessate all’impiego.

Qualcuno infatti, che non è stato mai identificato, spacciandosi per il figlio del direttore sanitario del poliambulatorio Valturio aveva annunciato la ricerca di una segretaria su un gruppo Facebook: era tutto falso. Le ignare aspiranti al posto si erano sentite rivolgere proposte osé e qualcuna, non sapendo bene cosa pensare, aveva anche abbozzato delle risposte o addirittura inviato degli scatti dove si intravvedeva un generoso seno da una camicetta semi-aperta e un bel primo piano delle piante dei piedi. Nel giro di pochi giorni, l’annuncio risale al febbraio 2017, si era sparsa la voce dell’assurda ricerca e alcune delle ragazze infastidite dalla piega presa dal casting si erano presentate direttamente allo studio medico per protestare o chiedere spiegazioni. Così il direttore della struttura, assistito dall’avvocato Alessandro Catrani, del tutto all’oscuro dell’iniziativa non riconducibile in alcun modo al Valturio, aveva sporto denuncia nella speranza di smascherare l’impostore, a salvaguardia del buon nome dell’istituzione sanitaria che opera con serietà a Rimini da più di venti anni.

Le indagini per risalire all’identità della persona che utilizzò l’ambiguo profilo Facebook, con la foto di un modello tedesco come improbabile capo-ufficio, non hanno portato a niente. La procura non è riuscita a capire chi fosse dietro a quello scherzo di cattivo gusto e ha chiesto l’archiviazione. L’opposizione da parte dell’avvocato Catrani ha portato ieri però a un supplemento investigativo disposto dal giudice riminese Benedetta Vitolo. Gli accertamenti stavolta saranno affidati agli specialisti della polizia postale. I reati che vengono ipotizzati sono diffamazione, sostituzione di persona e induzione alla prostituzione. Alle aspiranti segretarie veniva proposto uno stipendio più alto se erano grado di garantire una certa disponibilità sessuale. L’annuncio era stato postato su un gruppo che contava all’epoca quasi 28mila membri e aveva quindi una grande visibilità.

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