Sicurezza, i militari lasciano la Riviera

Rimini

RIMINI. In Campania, nella Terra dei fuochi. I militari lasciano Rimini e vanno a rafforzare la sicurezza a 400 chilometri di distanza, in quel quadrilatero diventato famigerato perché in mano alla camorra, tra discariche abusive e roghi di rifiuti illegali.

I rinforzi mandati per il progetto “Strade sicure” nel Riminese salutano il territorio e si dirigono al sud dopo cinque anni di permanenza.

La loro uscita di scena ufficiale è prevista già da domani. Un brutto colpo per la sicurezza a livello locale, che si ritrova da un giorno all’altro con meno trenta unità a rotazione che si occupavano, ventiquattr’ore al giorno, della vigilanza della città. I militari, infatti, erano ormai diventati una presenza fissa anche al fianco di carabinieri e polizia. Erano stati mandati nel 2009, in piena crisi economica, con le forze di polizia che reclamavano invano rinforzi non solo d’estate ma durante tutto il periodo dell’anno.

Gli appelli erano stati raccolti - non solo a Rimini ma anche in altri comuni considerati a rischio - grazie alla legge 125 del 24 luglio 2008. Nella sostanza, aveva chiarito l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa, si dava «la possibilità di disporre di un aiuto per i servizi di vigilanza». Così Rimini, nell’agosto 2009, si era ritrovata con le decine di militari che pattugliavano il territorio.

Un piccolo esercito utilizzato in questi sessanta mesi in ogni settore: dai controlli nelle zone “calde” come le cantinette in inverno, ai pattugliamenti in spiaggia contro i commercianti abusivi; dalle retate per tentare di tamponare il fenomeno della prostituzione, ai posti di blocco estivi nei fine settimana.

Una presenza a 360 gradi apprezzata con il passare del tempo anche dalle stesse forze di polizia, che all’inizio, tramite i sindacati di categoria, aveva polemizzato: «Serve l’invio di agenti addestrati e non di militari che possono mettere solo la buona volontà». Ora, a distanza di cinque anni, Monica Staurenghi del Siulp è certa che l’imminente partenza dei rappresentanti dell’esercito «rappresenta una pessima notizia e ci preoccupa molto: l’uscita di scena di 30 controllori del territorio, ormai diventati una presenza fissa, con ogni probabilità non sarà rimpiazzata dall’arrivo di nessuno: né di altri militari, né purtroppo di altri agenti di polizia o di carabinieri».

Tanto per capire il “buco” della polizia, da ricordare che tre giorni fa l’altro sindacato, il Sap, ha chiesto l’arrivo di 55 agenti per colmare le lacune in organico. Una preoccupazione, che già nei giorni scorsi aveva sollevato il consigliere regionale del Pdl, Marco Lombardi, paventando il rischio che i rinforzi dell’esercito venissero tagliati. L’esponente di Forza Italia aveva chiesto al gettonatissimo prefetto Claudio Palomba che rappresentasse «a Roma la realtà riminese in modo da mantenere il presidio».

Prima degli appelli e dei tagli, il prefetto si è già mosso nelle scorse settimane. Oltre al prossimo protocollo Mille occhi, in cui coordinerà un piano d’intervento e collaborazione degli istituti di vigilanza privati, ha segnalato «le forti carenze di organico soprattutto di polizia e la guardia di finanza», e ha avanzato le richieste, in direzione Roma, a cui ha ribadito che «questo territorio non può essere paragonato a Isernia, serve un adeguato invio in base ai problemi di una realtà come quella nel Riminese». Ora non resta che attendere di capire se dalla Capitale resteranno sordi o, prima dell’arrivo dell’estate, faranno arrivare i tanto attesi rinforzi.

 

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