Riccione, caccia al quarto uomo: è l’accoltellatore. L’aggressione per uno sguardo nel locale

Riccione

RIMINI. Caccia al quarto uomo, in fuga dopo il doppio ferimento di venerdì notte fuori dal ristorante brasiliano “La Mulata” di Riccione. I carabinieri di Riccione sono al lavoro per chiudere il cerchio mentre, nel frattempo i due amici 23enni di Gradara feriti gravemente si risvegliano e non sono più in pericolo di vita. In manette, con l’accusa di rapina aggravata e tentato omicidio in concorso sono finiti, come è noto, tre nomadi italiani di etnia sinti appartenenti allo stesso clan familiare, residenti nel campo di via Colombarina nel territorio comunale di Coriano. Si tratta di N.G., 27 anni, D.G., 25 anni (entrambi difesi dall’avvocato Ninfa Renzini) e di un 17enne trattenuto nel centro di prima accoglienza per minorenni di Bologna (gli altri, detenuti nel carcere riminesi dei Casetti compariranno davanti al giudice per la convalida del fermo di polizia giudiziari). Alla cattura è sfuggito, almeno per il momento, quello che per i testimoni del ferimento è l’uomo che ha estratto la lama, a serramanico per accoltellare entrambi i ragazzi. Un’aggressione violenta e gratuita messa in atto, forse perché in preda all’alcol, al solo scopo di menare le mani e procurarsi con la prepotenza un po’ di denaro. Poco importa se con loro, dopo aver festeggiato nel locale una ricorrenza familiare, c’erano anche due donne e un bambino. Il video dell’impianto della videosorveglianza conferma i sospetti sugli accusati ed esclude ogni ipotesi di provocazione da parte dei due giovani presi di mira. Uno dei nomadi, seduto a fumare su una panchina in cortile, ha accusato uno degli amici della compagnia dei due giovani di averlo guardato male all’interno del locale. Solo un pretesto, un tentativo di intimidazione. Quando infatti uno dei ragazzi, che aveva scambiato poco prima due parole di cortesia con i sinti, si è messo in mezzo per fare da paciere, convinto di poterli fare ragionare, si è sentito rivolgere, a brutto muso, una richiesta di denaro.

I soldi e i fendenti

Una piega inaspettata per una conversazione fino a quel momento civile. «Dammi il tuo cellulare e 50 euro per la bamba (cocaina ndr)». Pare che non fosse la prima volta: spesso qualcuno, per non discutere, tira fuori magari 20 o 30 euro e la chiude lì. Il giovane ha risposto di non avere soldi con sé, ma al momento di rientrare nel locale si è trovato la strada sbarrata ed è cominciato il doppio pestaggio, finito nel sangue. Che l’obiettivo fossero i soldi lo dimostra il fatto che, prima di scappare, gli hanno afferrato il portafogli e lo hanno svuotato dei 300 euro che c’erano dentro. L’uomo che ha sferrato i fendenti è stato visto allontanarsi a bordo di un’auto che non è stata più trovato: all’accampamento i carabinieri hanno trovato solo i complici. ieri è stato un susseguirsi di perquisizioni e controlli nelle aree sinti della provincia: il sospetto è però che il ricercato abbia già cambiato aria. Buone notizie arrivano invece dall’ospedale: le condizioni dei due feriti migliorano, non solo più in pericolo di vita. Hanno lasciato la Rianimazione e sono adesso ricoverati entrambi nel reparto di Chirurgia di Riccione. Comincia per loro un periodo di riabilitazione: avranno bisogno del supporto di familiari e amici per riprendersi dallo spavento. Entrambi sono già stati ascoltati dai carabinieri, ma non ha avuto il tempo per accorgersi di nulla: si sono ritrovati a terra sanguinanti. La violenza è stata ingiustificata e inattesa. Entrambi sono stati operati: uno al polmone, lesionato da un fendente, l’altro sottoposto a un’angioplastica per ricostruire la vena di un gluteo recisa. Sono salvi grazie alla fortuna e all’abilità dei medici: la banda dei giostrai, per l’accusa (pm Paolo Gengarelli) aveva messo in conto di uccidere.

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