Questura, non è l’umiliazione di un Sindaco. Non solo

Rimini

La vicenda della Questura di Rimini non è un fatto solo riminese. È il simbolo della concezione della democrazia e delle istituzioni da parte delle Lega. E dei 5 stelle, in subordine. Nel senso di subordinazione. L’umiliazione dell’Amministrazione comunale di Rimini, voluta, cercata, esibita, è più che un indizio, è la prova di una concezione illiberale e antidemocratica e proprietaria delle istituzioni.

Se per annunciare la scelta di una soluzione definitiva sulla Questura di Rimini, fai conferenza stampa in Questura, con membri di governo di un partito, La Lega, segretari di un partito, la Lega, per annunciare una decisione assunta, senza il coinvolgimento dell’Istituzione eletta dal popolo riminese, in barba al Patto per la Sicurezza, stipulato da tutte le istituzioni locali e nazionali in sede istituzionale, stai umiliando le istituzioni democratiche. Non Andrea Gnassi. Non il tuo nemico, non solo.

Se trasformi la Questura, che è di tutti, anche mia, in una sede di parte, per conferenza stampa di parte, per notizie di parte, per decisioni assunte solo da una parte e contro un’altra parte, stai distruggendo ogni equilibrio istituzionale che garantisce ad una comunità di sentirsi tale, con regole uguali, con luoghi e istituzioni di tutti. Stai disintegrando ogni principio democratico, di libertà.

È una esibizione di potenza oltre le regole, che cancella ogni regola. E se non ci sono regole, le comunità sono più insicure, se le istituzioni che devono garantire la sicurezza, per tutti, diventano luoghi di parte o vengono fatte apparire di parte, non c’è più sicurezza. Per nessuno.

Si dice: “ma anche quando è venuto Minniti per il Patto per la sicurezza, che prevedeva una sede provvisoria e poi quella definitiva, c’erano uomini di partito”.

Sì certo, c’erano uomini del partito del Ministro al seguito, come succede sempre. Ma non nei momenti istituzionali, non nelle conferenze stampa in Questura, dove si annunciano decisioni non condivise con le istituzioni elette impegnate da anni a cercare, con atti concreti e amministrativi, soluzioni condivise.

Se non si capisce la differenza siamo perduti.

Rimini deve dare, giustamente, una sede alla Questura, si è individuata quella di piazzale Bornaccini, come provvisoria, in attesa di risolvere il problema enorme della sede di via Ugo Bassi, un “bubbone” gigantesco, pericoloso, insicuro, che sfregia una parte di Città.

Sono testimone di incontri al Ministero degli Interni, con Ministri di diversi colori politici, con Gnassi e Ravaioli prima, con alti funzionari, capi della polizia. Sono testimone degli accordi e degli impegni presi. Sono testimone dell’impegno dell’Amministrazione Comunale di Rimini a favorire tale soluzione. Piazzale Bornaccini più via Ugo Bassi.

Polizia più forte, città più sicura e più bella.

E invece, per propaganda di parte e di partito, la città rimane sfregiata, insicura e oggi anche umiliata e le istituzioni fanno passi indietro o verso luoghi sconosciuti e fin troppo noti.

Angelo Panebianco chiama, sul Corriere della Sera, questa cosa qua, panpoliticismo che impazza in una concezione illiberale della democrazia. Il dominio del potere politico di parte, del governo, del partito, su ogni altro potere. La pretesa di creare “aree riservate” di potere assoluto. Che vanno affermate con l’esibizione del potere, con il dominio dei luoghi pubblici, di tutti, che vanno fatti apparire di “proprietà” di una parte. Come l’esibizione delle divise, simboli di tutti, come fossero capi trovati nel guardaroba di casa propria, che dovrebbe essere quella di tutti.

No, non è solo un dispetto a Gnassi. No! È l’umiliazione di tutto ciò in cui abbiamo creduto, di una città, dei principi fondamentali di una comunità che cerca sicurezza, pace e prosperità.

(*) già Parlamentare

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