Essere poveri: privilegio da ricchi

Rimini

Il Corriere Romagna del 23 gennaio scorso riporta la notizia di alcune famiglie ricchissime che sono riuscite a vivere in appartamenti popolari per anni, forse decenni, senza averne alcun diritto. Si tratta evidentemente di una truffa alla municipalità e quindi a tutta la comunità riminese. Questo fatto offre l’occasione per ricordare un’importante caratteristica della povertà: essere poveri è molto costoso. Essere poveri implica pagare il credito molto più dei ricchi. Basti pensare all’acquisto di una casa. Praticamente impossibile se almeno non si ha il 10% in contanti da versare alla banca che ti concede il mutuo. E a questi vanno aggiunti i soldi di tasse, notaio, assicurazione. In più, ci sono gli esorbitanti interessi di un mutuo al 90%. Risultato: una casa può costare quasi il doppio di quello che pagherebbe un ricco che il mutuo non deve farlo. Ma questo è un esempio banale. Meno scontato è il prezzo della povertà che alcuni – sempre di più – pagano nella vita quotidiana.

Il mercato creditizio è quello che offre più esempi per descrivere questa dinamica. Nel suo volume How the Other Half Banks. Exclusion, Exploitation, and the Threat to Democracy uscito nel 2015 per la Harvard University Press, Mehrsa Baradaran mostra con numerosi esempi la tragica semplicità con cui persone non solo povere, ma anche della classe media, lottano per arrivare a fine mese – se non, talvolta, a fine giornata. La Baradaran scrive che oggi gli Stati Uniti hanno due sistemi bancari: uno è al servizio degli affluenti e l’altro sfrutta tutti gli altri. Così come in enormi quartieri poveri è impossibile trovare cibi sani (desert food), negli stessi luoghi si assiste alla fuga delle banche tradizionali e alla loro sostituzione con aziende finanziarie (banking desert). Queste offrono prestiti a interessi mastodontici forzando al massimo i limiti legali. Così si arriva a dover restituire 1500 dollari per un prestito di 400. Inoltre, gli “unbanked”, cioè coloro che non sono titolari di un conto corrente, spendono fino al 5% del valore dei loro sussidi soltanto per incassarli.

Yesim Ohrum della University of Michigan, utilizzando dati Nielsen provenienti da un campione di centomila famiglie, ha mostrato come famiglie con bassi redditi spendano molto di più delle persone affluenti per la carta igienica. Infatti, ciò che i poveri risparmiano comprando carta igienica a basso prezzo lo perdono, in gran parte, a causa del fatto che non hanno soldi per fare scorte. Negli Stati Uniti, comprare la carta igienica a rotolo singolo è infatti costosissimo, in proporzione.

Grazie agli accurati rapporti della Caritas di Rimini sappiamo come la povertà cambi facilmente forma. Tradizionalmente, la povertà era legata alla disoccupazione, poi il fenomeno è diventato più complesso perché si presenta insieme ad altri aspetti come l’immigrazione, l’irrompere di una malattia, una dipendenza o il divorzio. Come abbiamo visto dagli esempi, spesso la povertà è un circolo vizioso. Trovare dei meccanismi per rallentare gli eventi negativi e cambiarne il segno innescando un circolo virtuoso è uno dei compiti più difficili e delicati di cui si fanno carico le istituzioni. Togliere la casa a chi può tranquillamente permettersela è già un ottimo inizio.

(*) docente di Sociologia Università di Bologna

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