Gnassi: cemento e fogne, mi gioco la faccia

Rimini

RIMINI. E’ un po’ il suo tormento: l’urbanistica. Con quel no all’espansione del cemento, a vantaggio del riuso che non comporti altro territorio consumato. Dopo l’ultimo attacco firmato dal leader degli Industriali, Paolo Maggioli (il Masterplan blocca la città), il sindaco Andrea Gnassi replica a tutte le accuse.

 

Solo tre anni fa, alla precedente amministrazione, veniva chiesta la non adozione del Psc e, al sottoscritto appena insediato nel giugno 2011, la revoca dell’adozione, perché, si diceva, troppo restrittivo, limitante, diminuisce la capacità edificatoria.

Oggi si è preso atto che il territorio è ormai urbanisticamente saturo. Non vi è voce che non parli di riqualificazione e rigenerazione: tutti condividono che sia paradossale la coabitazione di 15mila alloggi sfitti e una pianificazione ancora espansiva. E’ il mercato a dettare legge? Che dire allora dei diversi piani particolareggiati istruiti e approvati, ma mai ritirati e ancora irrealizzati dai privati?

Sono le cose che abbiamo detto dall’insediamento: il Psc va rifocalizzato alla luce delle intervenute modifiche del quadro socioeconomico, essendo al de profundis la logica da Prg, condita da quasi 2mila osservazioni in incremento di cubatura. Ciò nonostante questo strumento contiene intuizioni, previsioni e paletti condivisibili. Per questo la prima scelta che abbiamo fatto è stata quella di decidere di operare per attualizzarlo e migliorarlo. Queste considerazioni sul Psc e l’elaborazione del Piano strategico hanno condotto al Masterplan. Il Masterplan non è una visione poetica, ma ha valore politico-amministrativo e giuridico-amministrativo. La stessa vicenda della variante al Prg in diminuzione di cubature, dimostra il coraggio e la positiva incoscienza di questa amministrazione: lo abbiamo fatto contro tutti i difensori dei diritti acquisiti, ma lo abbiamo concretizzato attraverso le necessarie verifiche tecnico giuridiche. La mossa della maggioranza ha fatto sì che fin da subito prendesse le mosse una Rimini diversa. Si è rotto un tabù.

Il lavoro di risintonizzazione del Psc e di controdeduzione delle osservazioni continuerà per tutto il 2014 e dovrà passare al vaglio della filosofia del Piano strategico e del Masterplan. Su questo mi ci gioco la faccia davanti alla città, così come sulla realizzazione di una rete fognaria all’altezza.

E non per un mio capriccio: i capitani d’industria che oggi protestano quasi che la richiesta di una città migliore sia un tradimento al popolo e all’impresa, sono gli stessi che 10 e 5 anni fa attaccavano furiosamente gli enti locali perché le infrastrutture non precedevano la costruzione degli alloggi. La storia di Viserba fa appunto storia: arrivano 700 nuove famiglie, l’asilo solo dopo 6 anni e la viabilità la inaugureremo noi dopo 12 se va bene. Bene, da adesso in poi si procede al contrario: prima le strade, le scuole, i servizi, le fogne, poi il resto. Queste sono le priorità che porteremo avanti, tenendo conto dei rilievi costruttivi ma tirando dritto se ci imbattessimo in polemiche strumentali.

Il Psc sarebbe per alcuni fermo al palo? E’ sotto gli occhi di tutti come l’amministrazione abbia acquisito gratuitamente il lungomare dallo Stato per potere mettere a bando la riqualificazione. Significa che il privato non dovrà sborsare milioni al demanio. Allo stesso modo abbiamo posto le basi per trasformare il Psc in modo da adeguarlo a una città dove soprattutto turisticamente si offre la bellezza e non una camera con vista su gru e palazzine.

La città ha bisogno della ricucitura delle periferie e questo obbiettivo indicato anche dal Psc innerva i capisaldi del Masterplan. Primo: nessuna nuova periferia. Secondo: le periferie esistenti diventano città se si riesce a fertilizzarle con strutture e servizi pubblici. Terzo: la crescita deve essere implosiva, si deve rammendare, costruire sul costruito. Quarto: un anello verde che definisca il limite invalicabile tra città e campagna. Quinto: punti d’incontro dove si condividono i valori.

Su questi punti stiamo disseminando cantieri e investimenti per realizzare la nuova città. Per i più scettici o distratti daremo conto puntualmente, con tanto di slides e cartografia di quello che è già sul tavolo.

Un conto è un anatema per far notizia e politica. Un conto è aprire cantieri che attuano un idea di città. Ecco perché ripeto a beneficio di tutti, Maggioli (Paolo) compreso, che si può far finta di non vedere o di non capire ma non si venga a dire che trattasi di blocco. A meno che non si intenda per blocco lo stop alla rendita, alla speculazione, al cemento inutile che soffoca le nostre città, per puntare semmai la barra nella direzione opposta. Qual è la scelta di Confindustria Rimini e delle categorie economiche? Non ci sono vie di mezzo, o si sta dall’una o dall’altra parte.

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