Un tavolo sul lavoro nero nel turismo

Rimini

RIMINI. Un tavolo di confronto sul lavoro nero nel turismo. Convocato dal prefetto Claudio Palomba è in programma la prossima settimana e metterà intorno al tavolo gli enti locali, Provincia in testa, e tutte le parti coinvolte.

Il problema dei lavoratori trattati come schiavi, messo in luce da Striscia la notizia, «è stato affrontato in passato con controlli e opportuna vigilanza da parte dell’Ispettorato del lavoro, dell’Inps e dell’Inail. Ma mai sono state coinvolte tutte le parti in causa, a partire dagli operatori». E’ ciò che spiega l’assessore provinciale al lavoro Meris Soldati che sottolinea: «E’ evidente che gli hotel non possono competere sul mercato con simili logiche: abbassare i prezzi si ripercuote sui diritti dei lavoratori e sulla qualità del servizio. Mentre è fondamentale per il nostro sistema mantenere alto il livello del turismo. Dove c’è rapporto diretto con il cliente, è ancora più importante che il personale abbia la necessaria professionalità e competenza, ma in cambio di diritti e stipendi adeguati».

«Certo - conclude l’assessore -, quelli messi in mostra da Canale 5 sono casi isolati, ma si tratta di segnali che devono preoccupare».

Intanto il segretario provinciale della Fisascat Cisl Gianluca Bagnolini suggerisce di creare «un apposito bollino bianco di alta qualità per quelle imprese che si sottopongono volontariamente a percorsi di certificazione, come la Sa 800, o altri sistemi analoghi, in cambio di incentivi da parte delle istituzioni».

Il sindacato individua una forte criticità negli orari di lavoro: «Molte aziende formulano proposte che non comprendono il giorno di riposo e prevedono un orario complessivo che supera le 70 ore settimanali con stipendio omnicomprensivo spesso inferiore del 50% rispetto al tetto fissato dai contratti di lavoro nazionali». La Cisl invita inoltre i dipendenti «a dire tutta la verità agli ispettori in caso di controlli, perché altrimenti, se ci sono violazioni delle regole, non sarà possibile contestare nulla all’azienda».

Il caso dei lavoratori trattati come schiavi è finito ieri anche sui banchi del consiglio comunale con un’interrogazione condivisa da Savio Galvani (Fds) e Fabio Pazzaglia (Sel - Fare Comune). I due consiglieri bacchettano l’Aia che minimizza «se fosse vero che il problema riguarda solo poche strutture e sempre le stesse, non dovrebbe essere un problema porvi argine con i provvedimenti indicati nel protocollo sul lavoro nero e irregolare del turismo che giace sui tavoli della Prefettura e che, proprio a causa delle “frenate” dell’Aia, non ha ancora visto la luce».

E aggiungono: «Occorre evitare generalizzazioni e riconoscere chi rispetta le regole, ma anche intervenire verso tutti coloro che non le rispettano. Il problema vero è che la flessibilità dei contratti non basta, perché chi ha concepito il lavoro senza il rispetto delle regole e delle persone ha come limite solo la schiavitù».

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