Anziane maltrattate a Rimini, chiesto il processo per i 5 indagati

Rimini

RIMINI. Anziane maltrattate a Villa Franca. Per la Procura della Repubblica l’inchiesta è chiusa, le prove sono talmente schiaccianti, che si può andare già a processo. Il pubblico ministero Davide Ercolani, titolare dell’inchiesta, ha infatti chiesto il giudizio immediato per Benito Rosa, 78 anni, invalido civile, difeso dall’avvocato Luigi Patimo, gestore della residenza protetta, ancora agli arresti domiciliari. Così come sono ancora recluse nelle rispettive abitazioni le operatrici socio sanitarie Jessenia Lissette Quispe Soto, 38 anni di origine peruviana, difesa dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo e Maia Kavaviashvili, 51enne di origine georgiana. Domiciliari che invece ha potuto lasciare Maria Carlotta Re, 51enne riminese, difesa dagli avvocati Marco Bosco e Thomas Coppola. Resta invece attiva la misura del divieto di avvicinamento per una 31enne di origine romena, assistita dall’avvocato Marco Ditroia. Tutti devono rispondere dell’accusa di maltrattamenti. La procura ha nominato anche un amministratore di sostegno per una delle ricoverate, nella figura dell’avvocato Marco Tarek Tailamun. Vittime cinque povere degenti, che come dimostrato da ore e ore di riprese eseguite dai carabinieri della Compagnia di Rimini guidata dal capitano Sabato Landi, venivano sistematicamente vessate, insultate, picchiate; ma anche alimentate con razioni di cibo misere e molto spesso lasciate ore ed ore nei letti con i pannoloni pieni feci e urine. Ora i difensori degli imputati hanno 15 giorni, dal momento della notifica della decisione della procura, per decidere a quale tipo di giudizio far sottoporre i propri assistiti.

Due episodi in una settimana

Il caso è diventato di dominio pubblico, all’alba del 6 dicembre scorso, quando i militari del comando di via Carlo Alberto Dalla Chiesa, hanno fatto irruzione nella struttura. Una scena che solo una settimana verrà ripetuta anche a La Collina di Mondaino. Unica differenza è che nel secondo caso gli ospiti liberati sono stati 36 e che le indagini, in primis, sono state condotte dai carabinieri del Nas di Bologna con l’ausilio dei colleghi del comando Compagnia di Riccione. Una vicenda che ha fatto forse più scalpore, non tanto per il numero dei ospiti cui venivano negate anche le cure prescritte dal direttore sanitario che per questo si era dimesso, ma dal fatto che alla guida di quella macchina infernale sedeva Maria Luisa Bulli, già condannata in passato con il fratello, sempre per i maltrattamenti inflitti agli anziani ospiti, quando la stessa residenza assistita portava il nome di casa di riposo Montebello.

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