Capra e cavoli senza ideologie

Rimini

L’unico obiettivo deve essere quello di “salvare capra e cavoli”, ossia Ceis e Anfiteatro. L’asilo svizzero, che lo si apprezzi o lo si disprezzi, è un patrimonio della città. Come pure, ci mancherebbe altro, l’Anfiteatro romano, per quanto sconosciuto ai più e mai visto. Due patrimoni che purtroppo adesso si sovrappongono. Non ha molto senso stare a discutere su chi sia arrivato prima, chi abbia più diritti, chi meriti di più. Neanche perdere tempo a discutere sui colpevoli di eventuali errori commessi in passato (ci saranno tempo e modo per scoprirlo). Ha senso invece uno sforzo comune per trovare la soluzione che valorizzi entrambi i patrimoni, senza ripetere errori del passato. Il passo formale dell’amministrazione che chiede l’abbattimento delle baracche abusive del Ceis deve essere contestuale all’individuazione certa della nuova sede. Una sede che rispetti lo spirito e l’identità del Ceis. E mi auspico che il dibattito ora si concentri su questo obiettivo, senza pregiudiziali ideologiche o di schieramento. E senza i tempi biblici che hanno lasciato Rimini per così tanto tempo con una palestra al posto di un teatro. Riuscire a salvare Ceis e Anfiteatro non deve essere vista come la vittoria di uno schieramento politico, ma come un altro successo di Rimini. Le amministrazioni passano, la città rimane.

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