La collina degli orrori a Mondaino: «Non venivano somministrati neppure i salvavita»

Rimini

MONDAINO. Il 17 maggio 2018. È la data che segna l’inizio della seconda fine del regno del terrore di Maria Luisa Bulli. È il giorno, infatti, in cui Giuseppe Arangio, ex direttore sanitario della casa di riposo, sale al terzo piano del palazzo di giustizia, entra alla procura della Repubblica per denunciare gli orrori di cui è stato testimone a La Collina. Un racconto che diventa una base fondamentale delle indagini poi affidate dal Pm Paolo Gengarelli ai Nas di Bologna. Arangio inizia così a raccontare della pessima gestione del personale da parte di Maria Luisa Bulli dove molti operatori, dopo un breve periodo di lavoro se ne andavano. La ragione: turni massacranti, la mancanza di strumenti adeguati per l’assistenza. Tutto questo senza essere pagati, in molti casi. E che spesso vengono raggirati. È proprio Arangio a svelare il trucchetto del bonifico online ritirato subito dopo la stampa della ricevuta usata per calmare i più intransigenti.

Il lager

Spiegato quindi il perché a La Collina ci sia un turnover anomalo, solleva il coperchio sulle pessime condizioni in cui si trovano diversi degenti. Lo fa portando i casi di due anziani da lui visitati il 16 maggio. Un uomo e una donna trovati rispettivamente con piaghe da decubito, la prima all’osso sacro, il secondo ai talloni. «Lesioni, preciso - mette nero su bianco nel verbale - che non erano presenti durante la visita della settimana scorsa e che pertanto sono dovute al mancato cambio di postura». Svela anche un’altra preoccupante informazione. Chi gestisce la casa di riposo non acquista i farmaci salvavita che vengono prescritti. Lui, spiega, se ne accorge quando una ospite si sente male in sala da pranzo. All’infermiera in servizio ne ordina di somministrare due che devono esserci perché lui la ricetta l’ha scritta invece da tempo. L’armadietto invece è vuoto. Controlla e scopre che da giorni diversi pazienti non vengono somministrati i farmaci salvavita, anche se l’assunzione è regolarmente segnata nella cartella clinica. Ben dieci i giorni in cui le terapie prescritte non vengono eseguite. Ad autografare il falso, dirà nell’integrazione di denuncia presentata sette giorni dopo dai carabinieri di Saludecio, è Riccardo Bruno. Arangio racconta quindi come due infermiere scrupolose l’hanno informato di come i pazienti più agitati, specialmente psichiatrici, venivano sedati a sua insaputa con potenti farmaci. Tutte accuse, puntualmente confermate ieri mattina, quando i Nas hanno messo le mani dentro la farmacia della casa di riposo. Carenze, negligenze ed inosservanze che già dal 2017 erano state segnalate dal sindaco, che hanno portato a tre ordinanze sindacali contenenti diffide e prescrizioni (l’ultima lo scorso 12 novembre dopo ispezione “mirata” dei Nas), cui la Bulli aveva adempiuto solo parzialmente.

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