Rimini, scoperta maxi frode per 108 milioni, accertamenti anche a Forlì e Ravenna

Rimini

RIMINI. La Guardia di Finanza di Rimini ha smascherato una sofisticata frode fiscale internazionale nel settore del commercio all’ingrosso di apparati elettronici ed elettrodomestici accertando fatture false per oltre 108 milioni di euro; l’operazione, dopo
complesse indagini e accertamenti di polizia economico-finanziaria, è culminata stamane con l’esecuzione all'alba in Italia (in particolare nelle province di Rimini, Forlì, Ravenna e Brindisi) e all'estero tramite rogatoria di un provvedimento emesso dal Gip presso il Tribunale di Rimini nei confronti dei principali responsabili, colpiti da sequestro preventivo “per equivalente” di beni e disponibilità finanziarie fino all’ammontare di oltre 13 milioni di euro: nei guai sono finite in tutto 45 persone, tutte denunciate a vario titolo, di cui 5 interessate dal provvedimento di sequestro, mentre le ditte e le società coinvolte sono 56, di cui ben 38 in Italia e 18 con sede all’estero.

Dopo laboriosi e capillari riscontri, durati circa due anni con verifiche fiscali, accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, interrogatori e perquisizioni i finanzieri coordinati dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli hanno scoperto una rilevante frode fiscale “carosello”, posta in essere attraverso un articolato meccanismo di interposizione negli acquisti e cessioni della merce attuato dagli autori della truffa coinvolgendovi ben 56 diversi soggetti Iva operanti dichiaratamente nel settore del commercio di apparati elettronici ed elettrodomestici, pervenendo all’accertamento dell’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e false dichiarazioni d’intento.

L’operazione denominata “Galateo” (così denominata per l'ipotesi di truffa perfezionata in grande stile, in guanti bianchi, approfittando del particolare regime contabile fiscale delle operazioni di cessione e acquisto di beni da e verso l’estero), ha consentito di ricostruire un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, quantificate in oltre 108 milioni di euro, a fronte delle quali è stata realizzata un’evasione Iva per oltre 18 milioni di euro.

Il meccanismo fraudolento, per effetto dell’IVA non versata a monte, ha consentito ad un’ampia platea di imprese nazionali, destinatarie finali, di effettuare acquisti a valori sensibilmente inferiori a quelli di mercato sviluppando così una politica commerciale a prezzi lesivi della leale concorrenza di mercato, nonché di realizzare ingentissimi profitti a discapito dell’Erario.

Le imprese che maggiormente sono risultate beneficiarie di questo sofisticato sistema di frode sono tutte romagnole, con sede nelle province di Rimini, Forlì e Ravenna, in quanto, utilizzando nella loro contabilità fatture “false” per un imponibile di circa 62 milioni di euro hanno, da sole, prodotto un’evasione dell'Iva per oltre 13 milioni di euro.

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