Rimini, per le feste Natale famiglia di ristoratori dona "pasti a chi non ce la fa"

Rimini

SAN GIOVANNI IN MARIGNANO. Il dono, in tempo di feste natalizie, può sembrare tema scontato e, in tempi di consumismo smodato, piuttosto futile. Eppure è sufficiente un messaggio sui social per far emergere un significato più profondo. Il messaggio è quello che tre fratelli, Melania, Selenia e Gianmichele Cutillo, del ristorante “Buca 18” di San Giovanni in Marignano, hanno pubblicato domenica, chiedendone la condivisione.

Melania, avete deciso di ospitare a pranzo persone che per motivi diversi non potrebbero farlo. Come mai?

«Siamo cresciuti in una famiglia abituata a tendere la mano verso il prossimo, anche nelle piccole cose. Mia madre, ad esempio, ogni volta che prepara un dolce ne fa uno in più, perché c’è sempre qualcuno a cui lo si può dare. Quest’anno abbiamo voluto fare qualcosa di concreto attraverso il nostro lavoro. Un gesto semplice, capace però di far star bene le persone e, con loro, anche noi».

Come si svolgerà in concreto, questa iniziativa?

«Abbiamo deciso di proporla dall’8 dicembre al 7 gennaio, a pranzo, ogni giovedì, venerdì, sabato e domenica. Abbiamo scelto di mettere a disposizione fino a sei coperti ogni giorno perché abbiamo pensato alle persone sole, ma anche alle famiglie. Potranno scegliere quali portate ordinare, come qualsiasi altro cliente. Abbiamo scelto di partire il giorno dell’Immacolata perché tradizionalmente è quello in cui iniziano le feste e in famiglia addobbiamo casa, facciamo l’albero, cominciamo a respirare il clima del Natale».

Avete già ospitato qualcuno?

«Non ancora, ma domenica abbiamo avuto il primo suggerimento dalla Caritas di Cattolica. Si tratta di due persone sole, che vivono nel circondario. Domani prepareremo un invito per entrambe e glielo faremo avere. Abbiamo pensato di proporgli di venire insieme, in modo che possano conoscersi e pranzare in compagnia di qualcuno con cui poter chiacchierare. Un modo per mettere in relazione vite diverse e far nascere, perché no, un rapporto di amicizia. Poi, se non avranno nulla in contrario, vorrei sedermi un po’ con loro, ascoltarle, chiacchierare un po’ tra una portata e l’altra».

Perché avete scelto di promuovere questa iniziativa attraverso i social?

«Per riuscire a raggiungere chi può essere a conoscenza di persone a cui poter far arrivare il nostro invito. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per raggiungere quei cittadini che, per qualsiasi motivo, non hanno l’opportunità o la possibilità di pranzare in un ristorante durante le feste. A loro, nel modo più delicato e discreto faremo avere il nostro invito e potranno così decidere in tutta autonomia quando venire. Se dovessimo renderci conto che questa iniziativa può essere utile ad altre persone anche dopo il periodo natalizio, valuteremo come prolungarla o riproporla».

Da quanto tempo fate ristorazione?

«Noi nasciamo il 12 aprile 2017. Io e mia sorella abbiamo sempre amato il mondo della ristorazione. La passione più grande però era del nostro papà. Il suo sogno era quello di aprire un ristorantino dove, dopo i 50 anni, fare quello che più amava. Purtroppo, nel 2011, a 49 anni, è venuto a mancare. È anche per realizzare questo sogno che abbiamo aperto il ristorante, scegliendo un posto in cui si potesse ricreare un’atmosfera di casa, come sarebbe piaciuta anche a nostro padre. Puntiamo sulla qualità del cibo, certo, ma anche sull’accoglienza. Cerchiamo di lavorare con amore e tentiamo di trasmettere questo sentimento a chi ci viene a trovare. Ogni volta che un cliente ci dice che ci riusciamo, per noi è una gioia».

C’è un messaggio che avete voluto dare con questa iniziativa?

«Di tendere la mano, senza pretendere nulla in cambio, anche con piccoli gesti. L’importante è dare. A novembre ho fatto il cammino di Santiago, un’esperienza attraverso la quale ho ritrovato me stessa e un modo diverso di vivere il quotidiano, che vorrei condividere. Il qui e ora è essenziale per vivere con il sorriso».

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