Sequestro e stupro a Rimini, il kebabbaro stavolta finisce dietro le sbarre
Il fatto
La vittima, una giovane studentessa, aveva denunciato la notte da incubo un giorno dopo essere riuscita a fuggire dalla casa del violentatore. Lo aveva fatto in ospedale dove era andata a causa di forti dolori all’apparato genitale. Il ginecologo che l’aveva visitata, non aveva avuto dubbi sul suo racconto: le parti intime presentavano un forte arrossamento, tipico di penetrazione forzata. Era successo che la sera del 25 ottobre, arrivata stanca dopo una giornata all’università, si era fermata a consumare un kebab, dove aveva scambiato due chiacchiere con il titolare. L’uomo, verso le 22, l’aveva invitata a prendere un the a casa sua. Una volta entrata, lui aveva chiuso la porta a doppia mandata, ed aveva subito iniziato gli approcci sessuali. Bacini e carezze che poi erano diventati ripetute penetrazioni con le dita, dopo averla spogliata a forza e costretta a fare la doccia. Approfittando di un attimo di disattenzione, lei aveva mandato un messaggio ad un amico, che però non era riuscito a capire dove si trovasse. La notte di terrore era finita alle 7 della mattina successiva. La ragazza non ha avuto dubbi nel riconoscere il suo stupratore, che il 3 settembre era stato rinviato giudizio per un episodio identico e gli stessi reati. Vittima, questa volta, una giovane dell’Est. Aktar è difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù.