Sequestro e stupro a Rimini, il kebabbaro stavolta finisce dietro le sbarre

Rimini

RIMINI. Violenza sessuale continuata e sequestro di persona. Sono queste le accuse che nel tardo pomeriggio di venerdì, hanno portato all’arresto di Javaid Aktar, cittadino pachistano, classe 1964, titolare del “Chicken kebab” di largo Martiri d’Ungheria. Ad ordinarne la cattura, eseguita da personale delle Volanti, il giudice Vinicio Cantarini così come richiesto dal sostituto procuratore Davide Ercolani, al termine dell’indagine “bis”, condotta dalla Squadra mobile della questura di Rimini. Bis perchè il commerciante asiatico, per la stessa vicenda, consumatasi nella notte tra il 25 e 26 ottobre scorso, era già stato indagato, ma solo a piede libero. Il Pm Ercolani, che con la collega Paola Bonetti segue questi odiosi reati, ricevuto il fascicolo per competenza, ha così chiesto agli investigatori di corso d’Augusto di eseguire un approfondimento dell’inchiesta. Ricevute le conclusioni ha chiesto e ottenuto subito, dal Gip Cantarini, l’ordinanza restrittiva.

Il fatto

La vittima, una giovane studentessa, aveva denunciato la notte da incubo un giorno dopo essere riuscita a fuggire dalla casa del violentatore. Lo aveva fatto in ospedale dove era andata a causa di forti dolori all’apparato genitale. Il ginecologo che l’aveva visitata, non aveva avuto dubbi sul suo racconto: le parti intime presentavano un forte arrossamento, tipico di penetrazione forzata. Era successo che la sera del 25 ottobre, arrivata stanca dopo una giornata all’università, si era fermata a consumare un kebab, dove aveva scambiato due chiacchiere con il titolare. L’uomo, verso le 22, l’aveva invitata a prendere un the a casa sua. Una volta entrata, lui aveva chiuso la porta a doppia mandata, ed aveva subito iniziato gli approcci sessuali. Bacini e carezze che poi erano diventati ripetute penetrazioni con le dita, dopo averla spogliata a forza e costretta a fare la doccia. Approfittando di un attimo di disattenzione, lei aveva mandato un messaggio ad un amico, che però non era riuscito a capire dove si trovasse. La notte di terrore era finita alle 7 della mattina successiva. La ragazza non ha avuto dubbi nel riconoscere il suo stupratore, che il 3 settembre era stato rinviato giudizio per un episodio identico e gli stessi reati. Vittima, questa volta, una giovane dell’Est. Aktar è difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù.

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