Rimini, dà un ceffone al figlio di 8 anni, la ex moglie lo denuncia

Rimini

RIMINI. Denunciato dalla ex moglie per un ceffone al figlio. L’uomo (vengono omessi i dettagli per non rendere identificabile neppure indirettamente il minore coinvolto nella vicenda) è indagato per maltrattamenti (ma la configurazione giuridica più rispondente potrebbe essere l’abuso di mezzi di correzione) sulla base della querela presentata dalla donna ai carabinieri, convinta che il padre andasse giù duro con il bambino durante i fine settimana nei quale gli è affidato. In particolare la donna lamentava di aver notato in qualche occasione lividi e sbucciatore che il ragazzino però giustificava con cadute e contusioni accidentali.

L’episodio che l’ha fatta infuriare è stato quando è tornato a casa con un arrossamento sulla guancia e il bambino ha raccontato dello schiaffo subito. Convocato in caserma alla presenza di un avvocato, l’uomo ha ammesso di averlo affibbiato davvero, ma in un momento concitato nel quale il ragazzino, sfuggito al suo controllo per un capriccio, aveva seriamente rischiato per imprudenza di finire sotto a una macchina. Niente di violento, però: «Un fatto episodico». Una versione confermata anche dal figlio, ascoltato nelle forme dell’audizione protetta. «Non mi ha fatto male». La legge italiana non dice esplicitamente se sia lecito o meno dare uno schiaffo ai propri figli. Impone, però, di non procurare danni fisici o psichici. Chiunque abusi dei mezzi di correzione o di disciplina, infatti, rischia fino sei mesi di reclusione se procura un danno fisico o psichico. Una sberla che non faccia troppo male, quindi, (e questo sembra essere il caso anche se le valutazioni spetteranno al magistrato), non viene punita dalla legge. Ma può servire o meno a fini educativi? Il dibattito è aperto.

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