Stessa laurea, le donne guadagnano meno

Rimini

 

RIMINI. Quasi 300 euro di differenza nello stipendio. E’ il “gap” esistente fra i laureati e le laureate della sede riminese dell’Alma Mater della scuola di Economia, secondo quanto emerge da un’indagine condotta prendendo in considerazione lo scorso anno da Almalaurea su 320 studenti usciti dalla sede universitaria riminese.

A un anno dalla laurea, il guadagno mensile netto degli ex studenti uomini è di media 1.186 euro mensili netti al mese, mentre le ex studentesse riescono a portarsi a casa alla fine del mese solo 895 euro. Una differenza di alcune centinaia di euro che si mantiene anche a distanza di più tempo dal conseguimento del tanto agognato titolo di studio. Dopo 3 anni la differenza si abbassa a 178 euro (1.165 euro al mese per gli uomini contro gli 987 delle donne) ma risale a 231 a distanza di cinque anni con 1.407 per gli uomini contro 1.176 delle donne. Dati che fanno ancora più riflettere se si considera che il 61% delle laureate è donna e che secondo studi recenti in media ottiene anche voti più brillanti.

Un “gap” che non è altro che la conferma di una situazione comune a tutta la penisola, ma degno di nota è il fatto che in questo caso si è presa in considerazione una fascia di lavoratori accomunate dallo stesso titolo di studio è da un’età giovane, dunque il problema maternità dovrebbe rimanere secondario.

Come è possibile che a parità di preparazione professionale le donne percepiscano uno stipendio inferiore? «Il fatto - spiega Nadia Rossi, assessore alle Pari opportunità del Comune - è che a livello culturale ci sono delle lacune e delle barriere organizzative. La donna può essere ricattata con le dimissioni in bianco e accettare un lavoro con questa condotta disumana. Ciò si va ad aggiungere al problema della precarizzazione. Se una volta il lavoro era servito alle donne a essere indipendenti economicamente, ora la situazione si sta ribaltando. Siamo ancora lontani dalle pari opportunità. Eppure è dimostrato da diversi studi che una maggiore presenza di donne ha molteplici effetti positivi. Il reddito delle donne contribuisce ad aumentare il benessere, aumenta la domanda di beni e servizi e ha anche uno effetto positivo sullo sviluppo cognitivo dei figli».

Eppure, come se ne esce? «Pensiamo alle tipologie di lavoro che si possono mettere in campo come il telelavoro, le banche del tempo, insomma un welfare aziendale».

Molto spesso, però, mette in luce l’assessore, le aziende che si mostrano sensibili sono davvero poche. «Anche quando sono stati messi a disposizione dei fondi ministeriali per favorire la conciliazione donne-lavoro sono state poche le ditte che ne hanno fatto richiesta. La lotta per la parità è ancora in corso, ma bisogna farla per non far sentire nessuna donna in una posizione svantaggiata».

La nota positiva riguardo l’indagine è che quasi il 50% dei laureati in Economia a Rimini trova lavoro entro un anno dalla laurea considerando un tempo medio di circa 4 mesi e mezzo.

 

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