Rimini, non risarcisce le cameriere picchiate, il tribunale gli mette la casa all’asta

Rimini

RIMINI. Albergatore non paga il risarcimento danni a due ex dipendenti, il tribunale gli pignora un appartamento e lo mette all’asta. Quindici anni. E’ il tempo in cui si dipana questa storia sviluppatasi su due binari: quello penale e quello civile. Il primo inizia il 9 giugno del 2003, quando madre e figlia, arrivate in Riviera dalla Puglia in cerca di un’occupazione nel mondo del turismo, si licenziano dopo appena dieci giorni di lavoro dall’albergo tre stelle di Bellaria Igea Marina che le aveva assunte il precedente 30 maggio per l’intera stagione estiva. La loro mansione era quella di cameriere ai piani.

Lavoro impossibile

Dieci giorni in quella struttura ricettiva a tre stelle, erano però bastati alle due donne. Non si erano trovate assolutamente a loro agio e così avevano deciso di licenziarsi per cercare fortuna in un altro posto. Nel contratto che avevano firmato, come avviene sempre quando i dipendenti vengono da fuori, oltre alla paga avevano ricevuto vitto e alloggio. Il fatto di essere madre e figlia aveva permesso ai gestori, sorella e fratello, di far sistemare le donne in una sola stanza. Nel comunicare le dimissioni hanno anche chiesto di poter ricevere la paga per il periodo lavorato, seppur breve.

Il finimondo

La richiesta non è stata presa affatto bene. Tra le due parti sono volate parole grosse. E non solo. Situazione degenerata, come testimoniato dai certificati medici presentati dalle due donne, quando il secondo titolare si è materializzato; e la hall dell’albergo è diventata un ring. Nonostante i referti medici presentati dalla donne, dove la madre risultava aver subito la frattura del setto nasale mentre la figlia se la era cavata con due occhi neri, il processo penale per lesioni aggravate a carico dell’albergatore, si era concluso con la sua assoluzione. Il giudice ha stabilito che madre e figlia lo avevano aggredito. Ha però anche scritto che l’uomo aveva “esagerato” nella sua reazione. Questa specificazione ha dato l’appiglio agli avvocati Paolo Ghiselli e Luigi Drammis per aprire la causa civile, dove madre e figlia hanno ripresentano all’albergatore i conti del risarcimento richiesto: poco meno di 30mila euro la madre, dieci di meno la figlia.

Non è ancora finita

Il 10 settembre del 2010 è iniziata la seconda causa, chiusa il 15 maggio del 2013 con la condanna dell’albergatore al risarcimento dei danni. Sentenza di cui il 54enne forlivese, si è ben guardato dall’adempiere. Sollecitata dai legali delle due donne, è così partita la procedura di pignoramento della casa di Forlì dell’albergatore. Nei prossimi giorni l’immobile tornerà all’asta, la prima è andata deserta. Intanto l’albergatore è di nuovo nei guai per non aver rispettato una sentenza del tribunale.

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