Morta suicida dopo i soprusi: marito in manette a Rimini

Rimini

RIMINI. Alla vigilia dell’udienza davanti al giudice civile per l’allontanamento di casa del coniuge, minata da anni di vessazioni fisiche e psicologiche ma forse anche da sentimenti contrastanti, si è abbandonata a un gesto di disperazione che le è costata la vita. Le accuse che lei ha messo nero su bianco prima di morire hanno portato all’arresto dell’ex marito, un uomo di 57 anni residente in Valconca, difeso dall’avvocato Giuliano Cardellini. Ma ad affrettare i tempi di esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla pm Paola Bonetti sono stati gli atteggiamenti sconsiderati dell’uomo. Ha minacciato di morte la figlia, “colpevole” ai suoi occhi di avere appoggiato la madre nella separazione e quindi, nella sua interpretazione auto-assolutoria dei fatti, anche delle conseguenze tragiche. Le avrebbe addirittura inviato sul telefonino la foto della lapide della madre al cimitero. Procura e Gip, preoccupati per la potenziale pericolosità del soggetto, hanno velocizzato i tempi consentendo così alla polizia di intervenire (la ragazza, intanto, era già stata posta sotto protezione).

«Non farei mai del male a mia figlia» ha detto l’uomo nel corso dell’interrogatorio di garanzia. «Ma quale vendetta? Se ho detto delle frasi sbagliate è stato solo per il dolore di tutto quello che è accaduto». L’accusato avrebbe minimizzato anche i dissapori con la ex moglie, negando in particolare di avere fatto ricorso alla violenza fisica per sopraffarla e intimidirla.

Contro di lui restano, però, le parole della moglie che, assistita dall’avvocato Roberta Calderisi, dopo un aver seguito un percorso di ricostruzione psicologica grazie all’assistenza dell’associazione “Rompi il silenzio” aveva deciso di denunciare l’uomo raccontando nel dettaglio i soprusi subiti durante gli anni trascorsi insieme. Nessuno poteva immaginare, ormai a un passo dalla riconquista della propria libertà, quanto profonde potessero essere le ferite dell’anima e del cuore. In suo nome oggi si svolgerà una camminata cittadina (vedi altro articolo in pagina ndr) così come annunciato nei giorni scorsi dalla vice sindaca Gloria Lisi. Le donne accolte dall’inizio dell’anno al 31 ottobre scorso dall’associazione “Rompi il silenzio”, stando ai dati della presidente Paola Gualano, sono state 233. Tra loro 207 si reputano vittime di violenze di vario genere tra le mura familiari: fisica in 113 casi, 88 economica e 20 sessuale.

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