Minaccia e tenta di aggredire la vicina a Cattolica: «Ammazzo te e le bimbe che hai in casa»

Cattolica

RIMINI. «Ammazzo te e le bambine! Vi voglio vedere morte. Queste devono crepare: siete albanesi di m...». In preda a un raptus di follia un cittadino moldavo di trenta anni, mercoledì scorso a Cattolica, ha improvvisamente lasciato la propria abitazione, dove è ai domiciliari per una persecuzione ai danni di un suo connazionale, e ha tentato di introdursi, attraverso il terrazzo, nell’abitazione di una vicina di casa con l’intenzione di fare una strage. Urlava a squarciagola e di continuo pesantissime minacce soprattutto all’indirizzo delle piccole (in casa c’era solo una delle due bambine, che ha cinque anni, assieme alla nonna). La donna adulta, terrorizzata, si è barricata in casa, ha abbassato tutte le tapparelle e ha chiamato la pattuglia dei carabinieri. I militari della tenenza di Cattolica sono accorsi in pochissimi minuti, ma l’uomo non si è calmato neppure davanti a loro. «Voi non mi fate paura, vi sistemo io, vi spacco!» ha gridato. Al tempo stesso ha cercato di sferrare un pugno al capopattuglia, ma il brigadiere è riuscito a reagire spruzzando lo spray urticante, la bomboletta è in dotazione all’Arma, all’indirizzo dell’esagitato che ha continuato la colluttazione. Alla fine è stato immobilizzato e ammanettato. Solo a quel punto la nonna ha accettato di aprire ai carabinieri: «La bambina non smetteva di piangere, abbiamo temuto il peggio». I militari hanno arrestato il trentenne con l’accusa di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, evasione dagli arresti domiciliari e minacce: gli è stata contestata anche l’aggravante di aver agito per finalità di discriminazione e odio razziale. A scatenare il tentativo di aggressione nei confronti della vicina, infatti, non c’erano altre ragioni se non un’irrazionale avversione nei confronti degli albanesi. C’è da considerare che il moldavo è stato ricoverato (e dimesso da un mese) nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Rimini: aveva cercato di rimuovere con un bisturi un immaginario “microchip” che credeva di avere dentro all’orecchio. Un uomo non nuovo a deliri psichiatrici che lo rendono, in determinate circostanze, aggressivo e pericoloso (è difeso dall’avvocato Torquato Tristani). Il giudice Andrea Falaschetti dopo la convalida ha disposto che - in attesa del processo e di eventuale documentazione psichiatrica - lo straniero resti in carcere in considerazione dell’inquietante atteggiamento tenuto verso la vicina, della personalità e dei precedenti.

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