Il consiglio unito si schiera contro le mafie

Rimini

RIMINI. E’ stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno sulla Promozione della cultura della legalità e azioni di contrasto alla criminalità organizzata al centro del consiglio comunale aperto di ieri sera, al quale hanno partecipato diversi esponenti delle istituzioni e delle realtà economiche del territorio.

Ad aprire i lavori è stata l'assessore ai rapporti con il territorio Nadia Rossi, a cui è seguito il Prefetto di Rimini Claudio Palomba, che ha fatto il quadro degli interventi che il territorio, con la regia della Prefettura, sta portando avanti per contrastare la criminalità e promuovere la legalità, «due aspetti - ha detto - che non vanno mai slegati».

«Oggi non possiamo negare che ci sia una presenza sempre più insinuante delle associazioni criminali. Siamo preoccupati, ma consapevoli che continuando a lavorare i problemi potranno essere se non eliminati, perlomeno superati. È un lavoro che va fatto congiuntamente, con la collaborazione di tutti, non possono farlo solo le istituzioni».

Il prefetto ha sottolineato l'importanza di saper leggere i fenomeni, dove nascono e come si sviluppano, della difficoltà di far emergere i casi di usura («ci sono pochissime denunce, ma abbiamo i segnali che il fenomeno esiste»), sottolineando comunque che il tessuto economico è «fondamentalmente sano».

Il presidente della Provincia Stefano Vitali ha parlato della crisi morale che stiamo attraversando e della necessità di legittimare le istituzioni («per non rafforzare l’idea che ce la si deve cavare da soli»), mentre il Procuratore della Repubblica Paolo Giovagnoli ha evidenziato come «il rischio maggiore che occorre evitare è la corruzione dei funzionari pubblici. Nel nostro territorio non ci sono sentori di questo fenomeno, che invece è presente in altre regioni vicine». Ha invitato quindi ad inasprire la lotta alla corruzione e all'evasione fiscale, auspicando «la maggior collaborazione possibile di tutti per la promozione della legalità e la difesa del bene pubblico, ovvero le basi della convivenza civile».

La parola poi è passata ai rappresentanti del mondo economico, a partire dal presidente della Camera di Commercio Maurizio Temeroli che ha individuato tre ambiti di lavoro in cui impegnare il consiglio comunale: «La trasparenza amministrativa, il controllo del mercato e la tutela dei consumatori e infine l'agevolazione dell'accesso al credito».

La presidente dell'Aia Patrizia Rinaldis ha sottolineato la necessità di mettere in rete e condividere le informazioni, così come Bruno Piccioni (Ordine dei commercialisti) e Rosa Menale (Consiglio notarile Rimini e Forlì) hanno garantito maggior impegno e collaborazione, invitando ad uno sforzo collettivo.

Davide Vittori del Gruppo antimafia Pio La Torre, presentando il documentario da loro realizzato Romagna Nostra, ha sottolineato come questo consiglio comunale rappresenti un punto di partenza. «Noi associazioni non vogliamo solo fare testimonianza, vogliamo fare politica, vogliamo modificare la percezione che i cittadini hanno della criminalità organizzata». Ha inoltre presentato alcune proposte concrete di lavoro che saranno oggetto di lavoro da parte del consiglio.

Ultimo intervento prima del dibattito è stato quello del sostituto procuratore di Palermo Daniele Paci. «Cosa può fare la politica locale per contrastare la mafia? Il punto fondamentale è concepire la lotta alla criminalità organizzata non come una battaglia settoriale, ma trasversale. Bisogna trovare i canali di informazione da mettere a disposizione non solo delle forze dell’ordine, ma anche dei singoli operatori economici e di chi fa prevenzione. Non esiste il colpo del ko alla mafia - ha proseguito - ma la società civile può contribuire a indebolirla. I soggetti mafiosi, così come sono venuti nel nostro territorio, se ne possono anche andare».

Al sindaco Andrea Gnassi il compito di trarre le conclusioni del dibattito. «La convivenza tra il nostro territorio e le mafie è un tema che data diversi decenni - ha esordito il sindaco -. Si va dall’invio nella nostra realtà di numerosi sorvegliati speciali, passando alle gesta di Epaminonda ed il racket delle bische, fino ai giorni nostri, con le storie poco confortanti raccontate nel documentario Romagna Nostra. Non è però una storia con un unico protagonista: la mafia. E’ una storia che, fin dall’inizio, vede in campo anche la società riminese nelle sue diverse componenti. Oggi questa storia arriva ad un punto di svolta. Istituzionalizziamo l’approccio al problema, ci diamo un metodo e codifichiamo le azioni da mettere in campo, grazie al lavoro della Prefettura e affiancando loro all’attività preziosa e appassionata delle associazioni».

Il sindaco ha poi spiegato l’impegno del Comune su due fronti delicati, quali quello degli appalti («facciamo controlli molto approfonditi, oltre a quanto previsto dalla Legge, pubblicizziamo al massimo le gare e utilizziamo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa») e del gioco d’azzardo (dalla proposta condivisa con i sindaci dell’Emilia Romagna per alzare il prelievo fiscale sul gioco d’azzardo, alla variante per la localizzazione delle sale scommesse). «Credo - ha concluso - che non dobbiamo uscire da questo consiglio comunale distinguendoci tra chi grida più forte sulla presenza di realtà mafiose nel nostro territorio. Vorrei dirla così: la mafia a Rimini esiste, ed è una presenza disturbante e pericolosa, ma esiste anche Rimini. Esiste un tessuto civile che ha tutte le risorse per rimettersi in moto e fare da argine. E allora mi piace pensare che la competizione debba essere non tra chi urla più forte, ma tra chi lavora più forte».

 

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