Scoperta una discarica abusiva nei terreni dell’aeroporto militare di Rimini

Rimini

RIMINI. Il contratto parla chiaro. Con materiali di riporto “puro”, l’azienda con sede ad Ospedaletto di Coriano, avrebbe dovuto rimettere a posto o realizzare terrapieni, chiudere buche e avvallamenti venutisi a creare nel terreno a ridosso delle carraie che attraversano l’aeroporto Vassura, ovvero la parte militare del Federico Fellini. Un sopralluogo eseguito dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Bologna, ha invece portato alla luce, secondo l’ipotesi d’accusa, una “discarica abusiva” che ha fatto scattare il sequestro d’iniziativa di circa 1.500 metri quadrati dell’area militare gestita dagli elicotteristi inquadrati nella Brigata aeromobile Friuli. Militari che, in questa vicenda, se le accuse verranno confermate, risultano essere le parti lese.

L’ipotesi d’accusa

«Gestione non autorizzata di rifiuti non pericolosi», questo il reato contestato dal Noe (articolo 256 comma 1 lettera a del decreto legislativo 152/2006) che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Rimini, del legale rappresentate della società, un 58enne residente a Coriano.

Ma come sono arrivati alla “discarica” del Vassura? Secondo quanto è stato possibile ricostruire, gli investigatori bolognesi si sono imbattuti in questa presunta violazione della legge ambientale durante un controllo a 360 gradi in corso da qualche settimana nell’azienda di Ospedaletto. La documentazione trovata negli uffici ha fatto scattare i controlli sul posto. Ed è stato nel corso di uno di questi che lunedì scorso i carabinieri dell’Ambiente, accompagnati nel sopralluogo da ufficiali del 7° Reggimento Vega, sono andati a verificare di persona lo stato dell’arte. Il campanello d’allarme è scattato, praticamente, immediatamente. In mezzo al materiale di risulta già steso, infatti, sono affiorati sacchetti e altri pezzi di plastica, materiale ferroso, sassi di colore nero molto simili al carbone, nonché i tipici scarti di opere edili: pezzi di laterizi, mattoni, sassi di varie dimensioni. Per avere conferme sulle tipologie di inerti trovati, i carabinieri hanno chiesto anche l’intervento di tecnici di Arpae. A questo punto è scattato il sequestro d’iniziativa. Come detto sono circa 1.500 i metri quadrati ora vietati all’accesso, dove sono stati scaricate, secondo i documenti di trasporto della società, circa 8mila tonnellate di materiali delle 9.500 che, stando al contratto, dovevano essere ricollocati. Nessun commento dal 7° Reggimento Vega, se non quello «di attendere gli sviluppi dell’inchiesta e di essere a piena disposizione della magistratura».

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