Povertà, dai dati Caritas i giovani di Rimini non sognano "se non il lavoro"

Rimini

RIMINI. A Rimini solo un giovane su cinque ha un lavoro, spesso precario. Sempre un giovane su cinque è in stato di povertà. Mentre tre su cinque non conoscono progetti in loro sostegno. Non solo. Alcuni dormono al freddo o mangiano una volta al giorno; altri non vanno in ferie o non si possono permettere le spese sanitarie. Così sono diversi a lasciare in bianco la casella delle prospettive future. Una fotografia della povertà nella gioventù riminese la scatta l'indagine realizzata dalla Caritas diocesana, in collaborazione con la facoltà di Sociologia del campus di Forlì dell'Alma Mater, con i dati resi noti oggi, in concomitanza con il Sinodo dei vescovi sui giovani. Sono stati intervistati tramite questionari, interviste e focus group, 508 riminesi tra i 18 e i 35 anni, e, indagine alla mano, solo circa il 19% ha un lavoro, "nella maggior parte dei casi precario". Anche se nel periodo estivo la percentuale degli occupati sfiora il 52%. La quasi totalità dei lavoratori stagionali sono studenti, tuttavia il 48,6% ha dichiarato di aver svolto il lavoro in nero o parzialmente in nero. Ancora: il 20% dei giovani si trova in una situazione di povertà e i più colpiti vanno dai 29 anni in su o hanno i genitori separati. Così 30 ragazzi non sono nelle condizioni di mangiare un pasto completo ogni due giorni, 61 non riescono a riscaldare adeguatamente la casa, 71 non sanno come far fronte a spese straordinarie 59 non riescono a sostenere le spese sanitarie, 75 non possono permettersi una settimana di ferie all'anno. Da questo punto di vista aiuta avere delle amicizie, spesso disponibili a dare una mano, segnala la Caritas. Il 60% degli intervistati non conosce enti o progetti a favore dei giovani, un dato "alquanto allarmante". Infine il 15% lascia in bianco o non sa rispondere alla domanda sulle aspettative per il futuro. Il 70% mette al primo posto il lavoro, e il 22,2% lo vorrebbe all'estero, gli altri vicino casa. Circa il 30% vuole sposarsi e oltre il 33% avere figli, "come se il tema della famiglia, degli affetti, abbiano perso appeal, per dare invece spazio alle cose concrete". Mentre "in pochi hanno scritto sogni diversi, che vadano oltre le cose concrete".

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