Atti sessuali con l’allieva 15enne, il giudice di Rimini dà l’ok a due anni: pena sospesa

Rimini

RIMINI. Due anni di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale. E’ la pena patteggiata ieri dall’insegnante di un istituto superiore della provincia di Rimini arrestato dalla polizia il 30 gennaio scorso con l’accusa di aver compiuto atti sessuali con una studentessa quindicenne, sua allieva. Il giudice Benedetta Vitolo ha ratificato senza obiezioni, ritenendolo congruo, l’accordo (già annunciato dal Corriere) raggiunto tra la pubblica accusa (pm Paola Bonetti) e i difensori dell’imputato, avvocati Alessandro Buzzoni e Roberto Brunelli. Il professore che si è impegnato a risarcire economicamente la parte offesa (ha versato alla famiglia diecimila euro) chiude definitivamente i conti con la giustizia e si mette alle spalle la brutta storia. Non poteva andargli meglio: gli è stata riconosciuta più di un’attenuante, tre le quali le cosiddette generiche, circostanza tutt’altro che scontata. Ovviamente non è tornato a scuola ma, codice penale alla mano, non ha di che lamentarsi. Ieri l’uomo non era presente in aula.

Da prof a stagionale

Originario di una provincia limitrofa (vengono omessi i dettagli che possano rendere riconoscibile la parte offesa), il docente lasciò il carcere subito dopo l’interrogatorio (rimase in cella pochi giorni) per trasferirsi, agli arresti domiciliari, nell’abitazione dei suoi genitori. Dallo scorso mese di maggio era tornato libero con pochissimi vincoli, tra i quali il divieto di avvicinarsi e di comunicare con la ragazzina e l’obbligo periodico di presentarsi alla polizia giudiziaria. Durante l’estate ha lavorato come stagionale in una località turistica di montagna. Adesso è un uomo libero.

Secondo l’accusa il prof, da ottobre 2017 a gennaio 2018, avrebbe compiuto atti sessuali in diverse occasioni con la ragazzina quindicenne, sua allieva all’epoca dei fatti e quindi a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione e vigilanza. Nel capo d’imputazione gli era contestato anche lo scambio, attraverso Whatsapp, di messaggi audio e immagini di carattere sessuale. Contatti tanto inappropriati quanto espliciti, con la ragazzina di trenta anni più giovane. I genitori della minore parte offesa, intenzionati a costituirsi parte civile, si erano rivolti all’avvocato Alessandro Sarti, al solo scopo di proteggere la figlia, salvaguardarne salute e integrità psico-fisica. La stessa esigenza che li ha indotti ad accettare, ma soltanto a titolo di acconto e non di risarcimento definitivo, l’offerta economica dell’imputato, condizione ritenuta sufficiente dalla pm Bonetti perché la vicenda potesse chiudersi con un patteggiamento. L’accordo raggiunto tra difesa e accusa ha infatti escluso la parte offesa, secondo quanto previsto dalla procedura penale. L’imputato, a gennaio, nel corso dell’interrogatorio di garanzia (unica occasione che ha avuto per dire la sua) respinse con decisione l’accusa di aver fatto sesso con la ragazzina, che gli aveva inizialmente spalancato le porte del carcere: «Non ho mai avuto rapporti sessuali con lei, non ci siamo mai toccati, ma semplicemente scambiati messaggi che riconosco inappropriati».

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