Spari vicino case, multati 13 cacciatori. Nessun divieto sull’area del Marecchia
«Da quando ha riaperto la stagione dell’attività venatoria - spiega il comandante della polizia provinciale, Maurizio Guidi - abbiamo già effettuato 10 sanzioni, tutti verbali amministrativi, relativi alla mancata annotazione dell’animale abbattuto nel tesserino venatorio o al mancato rispetto dei limiti di distanza da osservare in prossimità di abitazioni o vie di comunicazione». Le multe stilate invece dai carabinieri forestali sono state 3, anche queste legate alla violazione delle distanze imposte dalla legge, o a causa dell’impiego dei radiotrasmettitori, vietati dalle norme in materia. Un numero di multe che può apparire esiguo, ma che in realtà, tenendo conto delle condizioni con cui operano le forze dell’ordine in ambito venatorio, appare decisamente più rilevante. «Non possiamo fare controlli in borghese - riferisce infatti il comandante dei carabinieri forestali, Aldo Terzi - le esigenze di sicurezza ci impongono di presentarci in divisa, così nella maggior parte dei casi i cacciatori che non sono “in regola” si adoperano per apparire conformi alle prescrizioni. Ultimamente, però, stiamo effettuando i controlli muovendoci a bordo delle biciclette, e questo ci conferisce maggior efficacia e incisività. Riuscire a portare a termine un controllo - puntualizza il comandante Terzi - non è affatto semplice».
Individuazione delle aree
Gli accertamenti svolti dai carabinieri forestali, però, non sono rivolti solamente a verificare la condotta dei cacciatori, ma riguardano anche la stessa regolamentazione. «Ci stiamo occupando di individuare le aree in cui il divieto di caccia è effettivamente vigente - comunica il comandante Terzi - purtroppo, infatti, non esiste un divieto generalizzato esteso all’intera area fluviale, perché il calendario venatorio regionale non lo prevede. Esistono però alcune limitazioni, come quella di non sparare a meno di 150 metri avendo un’abitazione di fronte o a 100 metri con l’abitazione alle spalle. Tuttavia, non è sempre semplice perimetrare le aree. Per questo - conclude - abbiamo intenzione di rivolgerci all’autorità giudiziaria, sollevando le nostre perplessità e richiedendo una regolamentazione più chiara e non fraintendibile».