Lo “stalker” seriale non è punibile: per ora è guardato a vista in Psichiatria a Rimini

Rimini

RIMINI. Sei anni fa, dopo una lunga persecuzione ai danni di una ragazza, fu assolto perché «incapace di intendere e volere». Adesso si ritrova davanti al giudice con una lunga sfilza di accuse per la doppia aggressione, sfociata in violenza fisica, ai danni dei familiari di una nuova ragazza della quale si è infatuato senza avere scambiato con lei neanche una parola in tutta la sua vita.

Il giudice Raffaele De Florio, al termine dell’udienza di convalida, ha disposto per il protagonista della vicenda, un trentenne riminese al quale è stata diagnosticata una patologia psichiatrica che gli rende impossibile distinguere la realtà e la sua immaginazione, il ricovero nel reparto di Psichiatria dell’ospedale “Infermi” di Rimini. Difeso dall’avvocato Monica Rossi, sarà processato a partire da lunedì prossimo 15 ottobre con rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica capace di accertare oltre che la natura e lo stato attuale della sua malattia mentale anche il grado di pericolosità sociale. In udienza non è riuscito a formulare un discorso coerente e il crescendo di violenza degli ultimi tempi fa ritenere fondati i timori della famiglia: «Se non lo fermano, ci scappa la tragedia». Si ripropone la questione dei pazienti psichiatrici affidati all’attenzione delle loro famiglie senza gli adeguati sostegni. Basta poco per distruggere gli equilibri di soggetti fragili come l’imputato trentenne: un lutto familiare, un cambio di terapie. È accaduto qualcosa del genere anche stavolta: il ragazzo, che nella sua testa è convinto di vivere una storia sentimentale con una perfetta sconosciuta, è tornato alla carica venerdì cercando di sfondare la porta. Arrestato per la prima aggressione, è stato processato e scarcerato il giorno successivo. Appena lasciato il palazzo di giustizia è tornato sotto casa della ragazza. Il padre di lei, che ha fatto da scudo, è rimasto ferito e anche la madre ha riportato un ematoma alla gamba. Il trentenne era stato quindi riarrestato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, oltre che per danneggiamento aggravato e lesioni. Reati per i quali, anche in caso di un’eventuale condanna (improbabile se la perizia evidenzierà gli evidenti problemi mentali) non finirà in carcere. Per adesso la ragazza presa di mira e la sua famiglia tirano un sospiro di sollievo: il giovane è guardato a vista nel reparto di Psichiatria dell’ospedale. «Speriamo che l’incubo possa finire».

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