Professori aggrediti, anche a Rimini ci sono i genitori bulli

Rimini

RIMINI. Le aggressioni fisiche e verbali avvengono anche nelle scuole di Rimini. Certo non sono all’ordine del giorno, ma qualche genitori che si scaglia contro il personale c’è anche nei plessi della provincia. È ciò che spiegano i presidi, all’indomani del monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lanciato dall’isola d’Elba, in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico 2018-2019: «Ci sono genitori bulli, spesso peggio dei figli violenti».

Tentata aggressione

«I genitori bulli credo che esistano un po’ in tutte le scuole – afferma Lorella Camporesi, dirigente dell’Istituto comprensivo del centro storico e reggente delle medie Bertola di Rimini –. Aggressioni fisiche ne ricordo solo una. È successo tre anni fa: una professoressa si è lamentata con i genitori, chiedendo di non gridare dentro la scuola. Una mamma le si è rivoltata contro e ha cercato di picchiarla: l’insegnante ha però fatto in tempo a rifugiarsi in segreteria. Un episodio a cui ha fatto seguito anche una denuncia. Ci sono stati invece altri casi in cui siamo riusciti a ricondurre i genitori alla ragione».

«Oltre ai docenti – chiarisce la preside – è molto esposto anche il personale di segreteria: ci vengono chieste cose a cui oggettivamente non riusciamo a far fronte». Camporesi non ha dubbi: «C’è sempre meno rispetto e più autoreferenzialità. Alcuni genitori pensano di avere già tutte le risposte e quando non ottengono dalla scuola ciò che si aspettano, si ribellano».

«Subìamo tutti i giorni»

Sabina Fortunati, dirigente scolastico dell’istituto Belluzzi – da Vinci, condivide pienamente le parole del capo dello Stato: «Siamo soggetti a ogni tipo di violenza: verbale, fisica, psicologica. Subiamo insulti e pressioni quotidiane, un malcostume diffuso in tutta Italia. I genitori non si rendono conto che lavoriamo e non siamo qua a divertirci. Il problema resta nascosto, ma ci sono persone che ci trattano male tutti i giorni. Non abbiamo strumenti di difesa e, nonostante ciò, dobbiamo essere tolleranti, gentili, pazienti, disponibili».

Fortunati sottolinea: «In prima linea ci sono i docenti, ma rischiano anche i dirigenti, tanto che qualcuno, basta leggere le cronache, è stato persino preso a pugni. Gli enti locali non collaborano con la scuola, i genitori si lamentano e i figli vanno allo sbaraglio. Speriamo che qualcosa venga fatto, ne va del bene dei ragazzi. Altrimenti cresceremo persone arroganti, maleducate e violente».

Per ottenere maggiore rispetto un modo forse c’è: «Tutto il sistema deve recuperare una certa serietà e credibilità, che però temo abbia perso. Condivido, ad esempio, le misure adottate in Francia sul divieto all’uso del cellulare in classe. Oggi i ragazzi con il telefonino ci fanno di tutto e di più: ci lamentiamo degli episodi di cyberbullsimo, o che vengano postate foto indecorose, ma se il regolamento di istituto cerca di intervenire scoppia subito lo scandalo».

«Lo scorso anno – ricorda la preside – abbiamo cercato di evitare che i ragazzi venissero a scuola con jeans stracciati, pantaloni troppo corti e ciabatte: sembrava una cosa fuori dal mondo. In questo vorremmo maggior supporto anche dal Comune, altrimenti diventa difficile tenere il punto».

Secondo Fortunati: «Ci stiamo piegando a una società sempre più abbruttita. È un fenomeno preoccupante perché così non riusciamo a fare il nostro lavoro. La missione della scuola non è solo quella di riempire delle teste di concetti umanistici, ma anche quella di formare i cittadini del futuro. Qui è necessario il supporto delle famiglie che, rispetto al passato, sono molto più assenti. Speriamo che il nuovo governo intervenga».

«Famiglie assenti»

Di famiglie sempre più assenti parla anche Maria Rosa Pasini, dirigente scolastico all’Isiss Einaudi - Molari di Santarcangelo e all’Istituto comprensivo di Bellaria (materna, elementare, media): «Alle superiori c’è un calo enorme della partecipazione agli incontri, ai consigli di istituto e alla vita della scuola».

Quanto ai genitori bulli: «Non siamo mai arrivati a botte e litigi, ma qualche parola di troppo c’è stata. Di solito i rapporti non superano i limiti, il confronto è abbastanza sereno, ma di sicuro ci sono ingerenze e pressioni abbastanza forti. Non ultimo il tema dei vaccini, rispetto al quale, nonostante la legge, molti genitori – se non condividono le regole – non si curano del gruppo e vogliono fare di testa loro. L’arroganza c’è, anche se si tratta di una minoranza». La preside ammette: «Rispetto ad alcuni anni fa, la situazione si sta complicando. Un tempo c’era più rispetto per la scuola e per i docenti. Oggi ci sono molte discussioni in più e vengono messe in dubbio tutte le scelte, anche quelle palesemente legittime. Le ragioni personali vengono prima di tutto».

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