Il cadavere nel fosso a Rimini è ancora senza nome: unico indizio una catenina d’argento

Rimini

RIMINI. L’ultimo legame con la vita di quello che non sembra più neppure il corpo un ragazzo (che avrà di certo amato, gioito, sofferto e fatto tanta strada prima di ritrovarsi in un fosso sperduto lontano dal suo Paese d’origine) è la catenina d’argento che indossava al collo. Rappresenta la sola labile speranza, almeno prima degli accertamenti scientifici, di arrivare alla sua identificazione.

L’oggetto, nascosto alla vista dal processo di decomposizione e dal braccio sinistro della vittima irrigidito attorno al collo, è infatti finora l’unico segno distintivo notato durante una più attenta ispezione all’obitorio. Per adesso gli investigatori (Nucleo operativo dei carabinieri di Riccione coordinati dal pm Paolo Gengarelli) non ritengono utile divulgare l’immagine dalla catenina, “girocollo” di semplice fattura, ma se ne riparlerà probabilmente più avanti. Soprattutto se non si riuscirà in tempi brevi a dare un nome e un volto allo sconosciuto.

Il cadavere, un giovane uomo di origine africana secondo i primi provvisori riscontri, è stato trovato venerdì pomeriggio in un canale di scolo a San Giovanni in Marignano ai bordi di una strada di campagna, stretta e asfaltata (via Montalbano) a due passi dall’ingresso del centro ippico «Horses Riviera Resort». Lo stato di decomposizione, è piuttosto avanzato, ma con i caldi delle scorse settimane non è facile avanzare ipotesi sulla data della morte. Qualcuno per parla di non più di tre settimane: gli accertamenti dei carabinieri hanno infatti permesso, fin da ieri, di mettere un primo punto fermo: un addetto alla manutenzione stradale assicura che il 14 agosto, ultimo taglio dell’erba ai lati della carreggiata, il corpo non c’era. Il pm Gengarelli ha fin da subito disposto l’autopsia: sarà effettuata martedì prossimo dal medico-legale bolognese Gianni Guadagnini. Sarebbe stato fatto il tentativo di raccogliere le impronte digitali ma, considerate le condizioni dell’epidermide, prevale il pessimismo. Potrebbe essere presa in considerazione invece la possibilità di ricorrere a tecniche sofisticate (Ris di Parma?) per la ricostruzione dei polpastrelli. L’esame del Dna stabilirà invece con certezza a quale etnia appartiene il cadavere e fornirà l’ulteriore, eventuale, possibilità di ricostruire il volto della vittima in 3D. L’obiettivo: sollecitare, se possibile, la memoria di qualcuno che si sia imbattuto nel giovane, con ogni probabilità un immigrato. Il grande interrogativo riguarda le cause della morte, ma anche in questo caso la risposta non è scontata. Non si esclude che sia stato ucciso e poi gettato nel fosso (l’assenza di macchie di sangue o tracce di frenata recenti sulla strada esclude la possibilità che sia stato investito). È stato, inoltre, trovato senza soldi, documenti, né scarpe. I carabinieri hanno effettuato un nuovo sopralluogo sul posto, setacciato l’area e scavato nel luogo del macabro rinvenimento: non è saltato fuori nessun indizio. Così come non esistono segnalazioni di persone scomparse. Un mistero pieno di tante zone d’ombra: gli investigatori hanno nelle mani solo una catenina.

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