Il cadavere trovato a Rimini è di un giovane: il sospetto è che sia stato ucciso

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RIMINI. «Correte c’è un cadavere nel fosso». Faceva una passeggiata in campagna e per la seconda volta nel giro di qualche giorno, passando in quel punto con altre persone, aveva avvertito un odore nauseabondo. Stavolta però si è avvicinata e, scostando la vegetazione, ha svelato quello che era ancora nascosto alla vista, ma non più all’olfatto. Un cadavere scuro in avanzato stato di decomposizione. «Una scena da film dell’orrore», secondo la stessa definizione della signora che, con la mano tremante sui tasti del cellulare, ha avvertito i carabinieri ieri pomeriggio poco prima delle 15.

Il ritrovamento è avvenuto nelle campagne di San Giovanni in Marignano, lungo via Montalbano (una parallela della strada provinciale numero 17) a due passi dall’ingresso del centro ippico “Horses Riviera Resort”. I poveri resti erano nel canale di scolo, profondo poco più di mezzo metro, a lato della strada, stretta e asfaltata. Quello che rimane del corpo, quasi mummificato e con le costole a vista, è talmente malridotto che neppure dopo un attento esame è stato possibile determinare il sesso, l’età e l’etnia della vittima. Non è solo l’effetto del trascorrere del tempo ad aver deteriorato i tessuti: anche gli animali hanno fatto la loro parte.

Il caso è all’attenzione dei carabinieri del Nucleo operativo di Riccione, i primi ad accorrere assieme alla pattuglia della Tenenza di Cattolica. Inutile anche la presenza di un medico: c’era poco da ispezionare su un cadavere in quello stato, si è deciso di trasferirlo all’obitorio dell’ospedale di Riccione. Il magistrato di turno, il sostituto procuratore Paolo Gengarelli (lo stesso che indaga Makha Niang, il giovane africano freddato da un colpo di pistola “vagante” a Rimini la notte tra il 17 e 18 aprile scorso) ha disposto l’autopsia, decisiva per raccogliere le prime informazioni su identità (sarà un’impresa rilevare le impronte digitali, solo il dna chiarirà certi aspetti) e cause del decesso. C’è qualcuno che, tra gli investigatori, si sbilancia: si può ipotizzare che si tratti di un uomo giovane, probabilmente un immigrato di origine africana (non risultano denunce di persone scomparse nella zona). La figura minuta farebbe pensare a una donna, ma quello che sembra un accenno di peluria fa pensare a un ragazzo. Era a torso nudo, senza anelli né catenine: indossava solo un paio di pantaloncini rossicci. Nelle tasche non aveva né soldi né documenti ed era privo delle scarpe. Dettagli che fanno propendere per una fine violenta: potrebbe essere stato ucciso e gettato nel canale, più difficilmente investito e scaraventato nel fosso (sulla strada non ci sono tracce di sangue o segni di frenata). Di certo è rimasto a lungo nel canale di scolo: forse addirittura un mese. La calce viva gettata al termine del sopralluogo sul giaciglio di morte cancella il cattivo odore, ma non il sospetto che si tratti della scena di un crimine.

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