Rimini, perseguita e minaccia la collega per disputa professionale

Rimini

RIMINI. Avrebbe denigrato, minacciato, infastidito e ingiuriato la collega che lo aveva segnalato ai superiori come “fannullone” al punto da provocarle un grave stato d’ansia e indurla a temere per la propria stessa incolumità.

Obbligo di stare alla larga

Per evitare possibili guai peggiore il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Rimini Vinicio Cantarini, su richiesta del pubblico ministero Davide Ercolani, ha emesso la misura del divieto di avvicinamento nei confronti di un cinquantacinquenne dipendente paramedico di un ospedale del Riminese. L’uomo dovrà stare alla larga della collega presa di mira dapprima con rimbrotti di carattere professionale e poi, dopo le lamentele di lei con i superiori, arrivando a vessarla e a incuterle timore. Se dovesse trasgredire quanto gli viene imposto l’operatore socio-sanitario rischia l’arresto (non potrà comunicare con la denunciante neppure per via telematica o telefonica).

Viveva nell’ansia

Lei, stando alla denuncia ai carabinieri, si guardava le spalle per paura di eventuali dispetti, parcheggiava l’auto ogni giorno in un luogo diverso e comunque lontano dal lavoro e cercava di accompagnarsi sempre a qualcuno all’interno del reparto.

Una serie di atteggiamenti che hanno indotto la direzione sanitaria a sospendere temporaneamente l’uomo. Ma anche alla ripresa dal lavoro, secondo quanto scrive il giudice, «dovrà essere disposta per quanto possibile una turnazione che impedisca ogni contatto tra l’indagato e la parte offesa.

L’uomo, accusato di aver destabilizzato l’equilibrio psicologico della collega, rischia di dover rispondere in tribunale dell’accusa di stalking.

Firme false in reparto

Gli si “rimprovera” di avere adottato nei confronti della donna, “colpevole” ai suoi occhi di avere segnalato ai superiori dei suoi presunti ritardi oppure lunghi allontanamenti dal reparto, una specie di strategia di ritorsione. Ne controllava gli spostamenti, la sfiorava di continuo passandole accanto in maniera provocatoria e, stando al capo d’imputazione provvisorio, sarebbe addirittura arrivato a falsificarle la firma sulle schede dei pazienti (l’operatrice sanitaria adoperava ogni giorno una penna di colore diverso per rendere tracciabili le sue azioni). A breve l’indagato (sono stati i carabinieri a notificargli il divieto di avvicinamento) potrà fornire la propria versione dei fatti.

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