Erano ospiti a Rimini due dei 12 migranti morti nell’incidente a Foggia

Rimini

RIMINI. Due dei dodici ragazzi migranti vittime del terribile incidente nel Foggiano (Cammara Bafoudi, 22 anni, guineano, e Ujunwa Ebere, 21 anni, nigeriano) erano stati ospiti a Rimini, un terzo (Saho Alagie, 33 anni), ferito gravemente, lotta tra la vita e la morte. Per trovargli un posto nell’ospedale più vicino è dovuto intervenire personalmente il procuratore pugliese che indaga sull’accaduto. Una doppia inchiesta: sulla dinamica stradale e sul caporalato per individuare le aziende in cui lavoravano gli immigrati e verificare eventuali situazioni di sfruttamento e intermediazione. Sarà interessante capire anche chi e perché ha indirizzato i tre ragazzi dalla Romagna proprio in Puglia, mettendoli nelle mani sbagliate. Tornavano da una giornata di duro lavoro nei campi ed erano diretti in uno di quei vergognosi ghetti che li “ospitano”. L’autista è finito addosso a un Tir. A bordo del furgone adibito a pulmino, che poteva trasportare otto persone, erano stipati in quattordici, probabilmente in piedi. Solo dopo la difficile opera di identificazione dei cadaveri si è appreso che la tragedia è destinata a lasciare un segno profondo anche a Rimini dove due delle vittime avevano chiesto e ottenuto dalla questura il permesso di soggiorno per motivi umanitari e il ferito l’asilo politico (per i prossimi cinque anni).

Bafode Camara, nato il primo gennaio 1996 in Guinea, era stato ospite nel centro di assistenza della Cooperativa Centofiori, di Casa don Gallo e del progetto Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Rimini dal maggio 2017 al febbraio 2018. Aveva ottenuto la protezione umanitaria e risultava domiciliato a Riccione. Era partito per Foggia il 10 aprile. «Bafode - ricorda la vice-sindaco Gloria Lisi - era conosciuto da tanti, a Rimini, come un ragazzo solare, uno che nonostante le mille difficoltà affrontate era sempre disponibile ad attivarsi per aiutare chi aveva bisogno. Orfano, a Rimini si era trovato molto bene, aveva intrecciato relazioni, intessuto amicizie, lasciato ricordi profondi e ferite oggi difficile da lenire. Ha animato le strutture in cui è stato ospite con grande dinamismo e voglia di fare, la stessa che lo ha portato incontro alla morte».

Ebere Ujunwa, nigeriano di 21 anni era ospite della Centofiori a Santarcangelo, in via Vecchia Emilia fino allo scorso mese di aprile. Da dicembre 2016, in prima accoglienza, poi in una struttura di San Vito, fino a entrare nel progetto Sprar, la cosiddetta seconda accoglienza. «Era un ragazzo introverso - ricorda l’assessore Danilo Rinaldi - portava con sé il dolore della perdita del fratello, morto durante il viaggio verso l’Italia. Aveva partecipato con dedizione ai progetti e alle attività alle formative: dalla costruzione lo scorso Natale dell’ecoalbero posizionato in via Faini ad un corso di formazione come tuttofare in cucina». CasaMadiba preannuncia per domani in piazzale Fellini una manifestazione in memoria delle vittime “riminesi” e contro il caporalato.

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