Parà morto, oggi l’interrogatorio del riminese indagato

Rimini

RIMINI. Parà morto a causa del nonnismo dei commilitoni. Sarà interrogato oggi pomeriggio a Pisa, a distanza di diciannove anni dai fatti, il militare “riminese” indagato con l'accusa di omicidio volontario in concorso insieme ad altre due persone, una delle quali finita ai domiciliari perché in procinto di prendere un volo di sola andata per gli Stati Uniti d'America. L’uomo, un trentanovenne originario della provincia di Lecce, ma da tempo residente nel Riminese è l’unico dei coinvolti nell’inchiesta ancora in forza all’esercito. Caporal maggiore scelto, in servizio presso il 7° Reggimento Vega di stanza a Rimini, avrà per la prima volta la possibilità di respingere gli addebiti che rischiano di piovergli addosso a distanza di tanto tempo dalla tragedia.

La morte del siracusano Emanuele Scieri, giovane laureato in Giurisprudenza di 26 anni, risale a una notte di metà agosto del 1999 ed è avvenuta in circostanze ancora tutte da chiarire, al suo primo giorno di leva obbligatoria presso la caserma Gamerra di Pisa, sede del centro di addestramento della brigata Folgore. Il militare “riminese” sentito all’epoca dai carabinieri avrebbe detto, al pari di un altro attuale indagato, di trovarsi in licenza il 13 agosto 1999. Gli investigatori però vogliono approfondire la circostanza. «Il permesso dei fine settimana - si legge nell’ordinanza del Gip - era assolutamente compatibile con la possibilità di trattenersi in caserma a dormire con minori vincoli di orario, senza raggiungere la residenza».

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