L’esiliato politico fa lo spacciatore professionista a Rimini

Rimini

RIMINI. In Italia ha avuto il permesso di soggiorno concesso per asilo politico (e quindi si presume che il richiedente sia in fuga da un Paese in guerra); e vive in una casa, che al giudice Fiorella Casadei, ha detto essergli stata data dal Comune di Modena. In realtà, l’istituzione che per un po’ lo ha avuto in carico dopo il suo arrivo, è stata la prefettura. E questo fino a quando non è stato affidato a una delle tante associazioni che si occupano del loro inserimento in società. Una storia perfetta, se non fosse per un particolare: I. O., nigeriano classe 1989, ha come sua principale fonte di sostentamento lo spaccio di droga.

Passato e presente

Attività che dal 2015, anno in cui è arrivato nel Belpaese, gli ha spalancato, sempre a Rimini, per due volte, le porte del carcere. La prima, correva l’anno 2016, gli è costata la condanna a un anno, con la sospensione che però, come richiesto dal Vpo Leonardo Berardi, gli è stata revocata. Così, se passerà in giudicato, verrà sommata a quella a 14 mesi di reclusione rimediata ieri mattina. Davanti al tribunale di Rimini si è ritrovato ieri mattina, perché alcune ore prima ha cercato di vendere, sulla sabbia di uno stabilimento di lungomare Tintori, droga a due agenti di polizia in borghese; i poliziotti al fine di verificare se il soggetto detenesse effettivamente lo stupefacente, hanno risposto che ci avrebbero pensato e si sono allontanati per poi nascondersi dietro alcune cabine al fine di osservarne i movimenti. Poco dopo il giovane africano si è appartato dietro alle cabine con due ragazzi (entrambi poco più che ventenni di origini albanesi) poi identificati, ai quali dietro pagamento di una banconota di 50 euro, ha consegnato estraendolo dalla bocca, un involucro contenente un ovulo di cocaina. Il controllo e la successiva perquisizione ha poi permesso di sequestrare altri ovuli di neve e 90 euro in contanti ritenuti provento dell’attività di spaccio.

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