Fa sparire un milione di euro ai clienti commercialista condannato a 5 anni

Rimini

RIMINI. Oltre un milione di euro sottratto a 37 clienti: condannato a cinque anni per appropriazione indebita aggravata e falso il commercialista Stefano Rinaldi, finito a processo perché accusato di non avere versato i tributi dei propri assistiti che nel giro di qualche mese, tra il 2012 e la fine del 2013, si erano visti recapitare cartelle e solleciti da Equitalia e Agenzia delle entrate.

Danni e condanna

Il noto professionista, mai interrogato nel corso delle indagini preliminari, non aveva fatto ammissioni e aveva scelto di non parlare neppure in aula. Aveva preferito affidarsi alle parole del suo avvocato Cinzia Bonfantini che aveva chiesto l’assoluzione per la gran parte degli addebiti e minimizzato alcune delle condotte emerse nel corso del processo, cercando di evidenziare, stando alle conclusioni dell’arringa, che Rinaldi «non si è arricchito». La sentenza di cinque anni emessa ieri però ha accolto quasi del tutto la richiesta di cinque anni e dieci mesi fatta dal pm. Per il condannato è stata prevista anche una provvisionale da 30mila euro mentre i danni saranno liquidati in sede civile.

Finiti sul lastrico

Tra i clienti del 51enne Rinaldi c’erano, all’epoca, tra gli altri, la Fondazione dei commercialisti, una cooperativa bagnini, aziende, privati, professionisti (tra i quali il cugino avvocato che non si è costituito parte civile). In aula ieri erano presenti alcune delle vittime nel processo, assistite dagli avvocati Luca Greco, Marina Della Rosa e Antonio Aluigi. Alcuni dei raggirati, fuori dall’alula, hanno raccontato il loro incubo che dura ormai da anni: «Sono finita sul lastrico», ha detto la titolare di una tabaccheria, «e tutto questo perché io come tanti altri abbiamo pagato la nostra ingenuità».

Il mistero dei soldi

Ricordiamo che la vicenda emerse anni fa, quando uno dei clienti, dopo diversi solleciti di pagamento, si rivolse alla Guardia di finanza. Diversi clienti avevano raccontato di avere chiesto subito delle spiegazioni sulle cartelle ricevute dal fisco, ma il commercialista li rassicurava, spiegando che quasi certamente si trattava di un errore o di un disguido e che avrebbe sistemato lui le cose.

Poi, in base a quanto accertato dalle indagini, il professionista avrebbe addirittura falsificato le firme dei clienti per chiedere la dilazione dei pagamenti dovuti. Alcuni tra i raggirati finirono sul lastrico e, non riuscendo a far fronte alle richieste di pagamento accumulate, non trovarono altra soluzione che chiudere l’attività. Il proprietario di una attività ha raccontato ieri, subito dopo la sentenza, che «il vero problema è che non sappiamo che fine hanno fatto i nostri soldi, dove è finito quel milione di euro: per noi è un inferno perché ci abbiamo rimesso i risparmi di una vita e siamo stati costretti a cercare nuovi lavori per mantenere le nostre famiglie».

L’avvocato Greco spiega quindi che «la sentenza ci soddisfa, è vero che resta “assente” il milione di euro di capitale che non si sa che fine abbia fatto, ma con questa condanna si potrà adesso dimostrare ad Agenzia delle entrate l’assenza di dolo delle persone raggirate, in maniera tale da annullare gli interessi e le sanzioni sulle cartelle per le imposte non pagate».

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