Casalinghe e impiegate, massaggi hard per far quadrare i conti

Rimini

RIMINI. Secondo le inserzioni pubblicitarie, a Villa Principe, casale nascosto dagli ulivi ad occhi indiscreti in via Marignano 52, nel cuore della campagna a Santa Cristina, si eseguivano massaggi olistici e tantrici. In realtà, con cifre che partivano dai 90 euro di base, era possibile terminare la seduta con un incontro a luci rosse, dove accanto a meretrici professioniste, si potevano trovare impiegate e casalinghe bisognose di arrotondare le entrate. Con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, all’alba di ieri gli investigatori della Squadra mobile di Pesaro hanno arrestato il tenutario dell’harem bucolico, il 39enne bolognese Walter Di Placido. Nel capoluogo marchigiano, invece, l’ordinanza di custodia cautelare è stata notificata al milanese Fabio Paruzzo, 51 anni, mente dell’impresa gestita assieme alla compagna, indagata a piede libero. Al Namastè di Borgo Santa Maria e al Villa Principe, centri pubblicizzati su chat “specializzate”, ad accogliere i clienti c’erano 12 ragazze, quasi tutte italiane, che come unica “condizione” ponevano l’“Happy ending”, ovvero il gran finale. Gli inquirenti si sono appostati giorno e notte e hanno raccolto elementi probatori consistenti per sostenere l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. I due centri sono stati sequestrati e chiusi coi sigilli.

La genesi

Ma come è partito tutto? Da un’indagine in cui ha collaborato anche la polizia locale pesarese. Lo scorso gennaio è stato sequestrato preventivamente un locale in via Toscanini 29 a Pesaro, in cui aveva sede il Body harmony club, che si proponeva come centro massaggi olistico ma che offriva pratiche a sfondo sessuale a pagamento. In quell’occasione erano stati denunciati in stato di libertà, Paruzzo e la convivente di 49 anni. Lui era il promotore e gestore dell’associazione, lei compartecipe della gestione massaggi. Ma invece che fermarsi, lui ha deciso di riprovarci perché, secondo gli inquirenti, l’attività era troppo remunerativa. E così ha aperto gli altri due centri.

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