Il poliziotto in malattia giocava a tennis, addio divisa
Gli organi disciplinari ritengono che con la sua condotta abbia compromesso il vincolo di fiducia con l’amministrazione di appartenenza. Il ministero ha accolto la proposta del consiglio provinciale di disciplina che si è espresso a maggioranza dopo avere esaminato gli atti e valutato, tra l’altro, anche il danno di immagine. La condotta del poliziotto, che era stato incastrato dagli stessi colleghi della polaria, è risultata «contraria al senso dell’onore del senso morale» che dovrebbero caratterizzare l’operato di un rappresentante delle forze dell’ordine.
Il diretto interessato, però non ci sta a passare per uno che ha disonorato la divisa e si prepara al contrattacco sia in sede amministrativa sia penale. Difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, si professa innocente e, forte della documentazione clinica che certifica la sua patologia (una seria forma di lombosciatalgia, postumo di un intervento chirurgico alla schiena) non ci sta a passare per “furbetto” o “fannullone”. Il prolungarsi della convalescenza non sarebbe stata una sua scelta, ma il frutto dei tempi tecnici di valutazione della commissione medica. «Il tennis? Se sento il minimo dolore posso smettere in ogni momento, quando voglio, cosa che sul lavoro non mi è possibile - ha detto al giudice - A un torneo, a una partita, posso dire di no. Non posso invece rifiutarmi di prendere parte a certi servizi incompatibili con il mio mal di schiena».