La “Banda del buco” finisce sotto scacco: uno dei sospettati fermato a Bellaria

RIMINI. È sospettato di far parte della banda del buco, una squadra di abilissimi ladri specializzata in grossi colpi ai danni dei caveau bancari, messi a segni in varie parti d’Italia con una tecnica spettacolare che è anche una firma: scivolare silenziosi nelle fogne, anche utilizzando degli skateboard, e aprirsi dei varchi a colpi di piccone in corrispondenza delle cassette di sicurezza. L’uomo, un sessantaquattrenne residente a Bellaria, napoletano di origine, è stato fermato dai carabinieri del reparto operativo di Parma in collaborazione con i colleghi della stazione di Bellaria Igea Marina, su disposizione dei sostituto procuratori emiliani Lucia Russo e Fabrizio Pensa. L’uomo è accusato di essere uno dei membri dell’associazione per delinquere un sodalizio ben organizzato dove, come in un film della saga “Ocean’s eleven” ciascuno dei componenti svolge un proprio ruolo. A quanto trapela (le manette sono scattate anche in altre parte d’Italia) il “bellariese”, tra l’altro, avrebbe fatto da prestanome del gruppo nell’affittare un appartamento “insospettabile” scelto come base per almeno una delle incursioni.

Fino a oggi la “banda del buco” era considerata una affiatata squadra di ladri di alto profilo caratterizzata dall’origine campana dei suoi componenti, almeno cinque secondo i calcoli degli investigatori, dal passaggio attraverso le fogne delle città, dal foro scavato per introdursi nei caveau e dall’interesse per le cassette di sicurezza private, deposito perfetto (o quasi) non solo di soldi e preziosi, ma anche di documenti segreti. Finora tutti i colpi attribuiti alla banda sono rimasti impuniti, grazie alla “professionalità” dimostrata e alla minuziosa cura dei particolari nel progettare le rapine. Pronti a maneggiare le armi, all’occorrenza, per minacciare il vigilante o il malcapitato bancario di turno, non sono però responsabili di fatti di sangue. Qualche errore, però, al di là dell’alone di leggenda che li circonda nel mondo criminale, devono averlo fatto nonostante lo sfoggio anche tecnologico (hanno utilizzato in passato schiume e acidi per cancellare le proprie tracce biologiche), se gli investigatori parmensi sono adesso convinti di essere arrivati alla loro identificazione. Molti definirono il “colpo perfetto” quello messo a segno a Milano nell’agosto 2016. Scavarono a lungo una galleria sotterranea collegata con le fognature della zona. Prima di scappare attraverso un tombino, si erano premurati di bloccare tutti gli altri della zona, fissati con il filo di ferro, per non essere intercettati. Si tratterà adesso di circoscrivere il ruolo, forse solo marginale, che avrebbe svolto il campano residente a Bellaria, non propriamente uomo d’azione, e approfondire le sue relazioni in Romagna.

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