Colonia Novarese, si riparte: il Comune spende 4,5 milioni

Rimini

RIMINI. Per il polo del benessere a Miramare si aprono nuove prospettive, grazie alla collaborazione con Università e Ausl Romagna, e aprendo ai privati. Ieri mattina è arrivato il via libera in commissione a tre delibere che dovrebbero riportare in capo al Comune la maggioranza assoluta della società Rimini Terme (ceduta nel 2005 al 94% circa a Coopsette a circa 9 milioni), per il riacquisto della colonia Novarese. Andando così a una composizione bonaria dell’arbitrato messo in campo contro la cooperativa ora in liquidazione coatta.

Più nel dettaglio, ha spiegato l’assessore al bilancio Gian Luca Brasini, la prima delibera riguarda la variazione di bilancio per lo stanziamento delle risorse per concludere l’atto transattivo, circa 4,5 milioni per il 77,7% delle azioni, oltre a 68mila euro per i tre arbitri. Soldi in pancia al Comune grazie all’«ottima vendita» di azioni Hera nel 2017: 11 milioni incassati di cui 5 accantonati per questa operazione. Certo, «l’effettiva conclusione» dell’operazione è «subordinata al verificarsi di alcuni presupposti di garanzia». Rimini Terme è una «società sana», che chiude gli esercizi sempre in utile. Ha però una posizione debitoria di oltre 3 milioni con Bper, Rimini banca e Cassa di risparmio. Per cui tra le clausole c’è la presentazione del piano attestato con la garanzia che il debito è «sostenibile e ammortizzabile».

Patto con Ateneo e Ausl

La seconda delibera riguarda il protocollo d’intesa tra Comune, Alma Mater e Ausl Romagna che contiene un’idea di sviluppo. «Vogliamo essere aperti, senza vincoli rigidi, ma garantire scenari con ampi contorni di fattibilità». Rimini Terme, ha spiegato Brasini, non ha mai sviluppato il wellness, la cura del corpo e l’estetica, ma solo la funzione terapeutica. Da qui l’intesa con l’Ausl per sviluppare le attività di prevenzione, la formazione e altre funzioni quali le case della salute. Da ospitare nella colonia Novarese. Con l’Università ci si lega invece al dipartimento di Scienze della qualità della vita e alla rete dei tecnopoli. Il protocollo «non obbliga nessuno dei soggetti, è una enunciazione di principi con il traguardo del 30 settembre per la presentazione del programma attuativo». E con la possibilità di aprirsi ai privati.

Facciamo i conti

L’ultima delibera riguarda l’atto di transazione tra Palazzo Garampi e Coopsette. La colonia sarebbe - ha ricordato Brasini - dovuta diventare un moderno centro benessere con superficie commerciale, ambulatori, suite, bar e ristorante. Dal 2008 la cooperativa «entra in fase di stallo e i lavori si fermano».

L’amministrazione formalizza il «palese inadempimento di Coopsette», stimandone il danno, e risolve il contratto. La cooperativa contesta l’atto stimando a sua volta in 9 milioni gli investimenti fatti, invece che 3. Da qui l’arbitrato costituito nel settembre del 2014. Poco più di un anno dopo la cooperativa finisce in liquidazione coatta e le «prospettive diventano sempre più negative», sia in caso di accoglimento che respingimento dell’arbitrato. Parte così la trattativa con il liquidatore per l’atto transattivo, con un «primo punto di caduta a 5,2 milioni» per rientrare in possesso del 77% delle azioni, che poi scende appunto a 4,5. A questo prezzo, ha tirato le fila Brasini, «paghiamo ciò che vale quasi il doppio, con dei lavori fatti e il riconoscimento del danno, uno scenario assolutamente positivo per l’amministrazione».

Una volta approvata in consiglio la delibera verrà invitata alla Corte dei conti, e altrettanto farà Coopsette con il ministero dello sviluppo economico. Entro ventidue mesi, ma l’auspicio è sei, ci saranno le risposte e con tutti i pareri favorevoli il Comune entro 60 giorni pagherà a Coopsette i 4,5 milioni. Dunque a inizio 2019.

Reazioni a catena

Poco convinta la minoranza. Luigi Camporesi (Obiettivo civico) si chiede se sia la «scelta migliore», mentre per Gioenzo Renzi (Fratelli d’Italia) il protocollo con Ausl e Università è «fumoso». Guai a ripetere «gli errori degli anni 2000 e le responsabilità di politici e dirigenti», con «un’assegnazione scandalosa agli amici degli amici», tuona Gennaro Mauro (Movimento per la sovranità). Occorre coinvolgere, aggiunge, il Comune di Riccione e partner industriali. Anche Nicola Marcello (Forza Italia) parla di «iter sciagurato» e stigmatizza come la progettualità sia «nulla». Tra le fila della maggioranza Davide Frisoni (Patto civico) segnala la necessità di un «progetto di zona» e di coinvolgere i privati nel protocollo.

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